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sabato 26 marzo 2011

Fiat/ Sede a Detroit dopo la fusione con Chrysler


marchionneL'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne avrebbe intenzione di trasferire il quartier generale del gruppo negli Stati Uniti, dopo la fusione tra Fiat e Chrysler. E' quanto trapela da uno Special Report della Reuters sulla Fiat, in cui l'agenzia cita fonti vicine a Marchionne.
Nell'articolo si spiega che l'idea di Marchionne e' quella di controllare la maggioranza di Chrysler, dopo aver completato, entro quest'anno, l'Ipo della societa' americana e aver, prima ancora, completamente rimborsato i circa 7 miliardi di dollari di prestiti accordati dal governo Usa a Chrysler.
Inoltre, secondo quanto riferiscono le fonti,Marchionne sta pensando di quotare in Borsa la Ferrari e valuta questo marchio circa 7 miliardi di dollari.






FIAT: AZIENDA RIBADISCE, SU SEDE ANCORA NESSUNA DECISIONE - La scelta sulla sede legale della Fiat ''non e' ancora stata presa'' e le notizie pubblicate dalla Reuters sul suo spostamento negli Stati Uniti ''con tutta evidenza'' sono ''informazioni non attuali''. Lo precisa il Lingotto in un comunicato. ''In relazione alle notizie pubblicate oggi dalla Reuters sullo spostamento della sede legale negli Stati Uniti - si legge nella nota - si precisa che si tratta con tutta evidenza di informazioni non attuali come appare chiaro dal fatto che siano state pubblicate all'interno, e senza particolare evidenza, di un lungo report sulla Fiat. A nostro avviso ben diverso sarebbe stato infatti il peso dato alla notizia in caso di informazioni fresche ed esclusive''. ''Nulla infatti e' cambiato - prosegue Fiat - rispetto alle notizie che erano apparse all'inizio di febbraio e che erano state commentate e precisate dall'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne in occasione dell'audizione parlamentare del 15 febbraio scorso''. ''E' quindi opportuno - prosegue ancora la nota - ricordare quanto il dottor Marchionne disse sull'argomento: 'Stiamo lavorando al risanamento di Chrysler, in modo che la Fiat sara' nella posizione per aumentare la propria quota. Al momento la societa' americana non e' quotata, ma speriamo che questo succeda in un prossimo futuro. Quando avremo due entita' legali che coesistono, quotate in due mercati diversi, si porra' evidentemente un problema di Governance. La scelta sulla sede legale non e' ancora stata presa. Sara' condizionata da alcuni elementi di fondo. Il primo e' il grado di accesso ai mercati finanziari, indispensabile per gestire un business che richiede grandi investimenti e ingenti capitali. Il secondo ha a che fare con un ambiente favorevole allo sviluppo del settore manifatturiero e quindi anche con il progetto Fabbrica Italia'''.
Le nuove indiscrezioni hanno riacceso anche le reazioni dal mondo della politica e del sindacato. La Cgil chiede l'intervento del governo mentre la Uil non intende correre dietro rumors e indiscrezioni e rimanda alle assicurazioni fornite dal vertice Fiat. Elkann e Marchionne a piu' riprese hanno smentito la decisione di voler trasferire la sede del gruppo negli Stati Uniti.
Lo stesso Marchionne il mese scorso in una audizione alla Camera aveva sottolineato che ''se verranno realizzate le condizioni del piano, la Fiat potra' mantenere la sede legale in Italia''. ''La scelta sulla sede legale non e' ancora stata presa'', aveva detto Marchionne, precisando pero' subito dopo che ''sara' condizionata da alcuni elementi di fondo''. ''Il primo e' il grado di accesso ai mercati finanziari, indispensabile per gestire un business che richiede grandi investimenti e ingenti capitali. Il secondo ha a che fare con un ambiente favorevole allo sviluppo del settore manifatturiero e quindi anche con il progetto 'Fabbrica Italia'. Se si realizzeranno le condizioni che sono alla base del nostro piano allora il nostro Paese sara' nella posizione di mantenere la sede legale''.
Rileggendo le parole di Marchionne negli ultimi mesi, la questione della sede legale non sembra argomento all'ordine del giorno, ma non sembra neanche una questione di carattere strategico. Anche nel vertice tra Fiat e governo di meta' febbraio, la questione della sede non e' stata affrontata in quanto, come riferirono i ministri Romani e Sacconi, sara' argomento all'ordine del giorno non prima del 2013. Piu' imminente, sul fronte degli assetti societari, e' la crescita di Fiat nel capitale Chrysler. In base all'accordo Fiat salira' al 35% senza esborso di contanti ma sulla base della realizzazione di alcune condizioni. Il Lingotto poi vanta una opzione per salire al 51% di Chrysler.
Recentemente Marchionne ha affermato che Fiat non e' obbligata a esercitare l'opzione prima del ritorno in borsa di Chrysler ''ma e' meglio esercitare l'opzione prima, altrimenti scade''. ''L'opzione scade nel momento in cui Chrysler va in borsa. Fiat in compenso si e' tenuta il diritto di veto per bloccare l'operazione. Lo abbiamo fatto per proteggere la Fiat''.
La decisione di Barak Obama di dare la Chrysler alla Fiat da fiore all'occhiello per il sistema Italia si sta trasformando nell'incubo che Auburn Hills diventi il cuore dell'aggregato Fiat-Chrysler. La governance di Fiat-Chrylser e' un tema delicato guardando la storia infelice delle relazioni transatlantiche nell'auto, un settore dove le acquisizioni e fusioni spesso hanno prodotto risultati deludenti. Daimler pensava di governare Chrysler da Stoccarda con i risultati che tutti conoscono. Altrettanto mediocri le gestioni da Detroit delle province europee di GM e Ford con l'eccezione di Ford Europa che e' completamente autonoma. Ulteriore conferma delle difficolta' e' il caso della Volkswagen. La casa di Wolfsburg e' l'unico esempio positivo di capacita' di aggregare marchi, eppure nel Nordamerica perde qualcosa come 500 milioni di dollari l'anno. Tornando alla crescita di Fiat in Chrysler, tra le condizioni c'e' il rimborso dei prestiti governativi alla Chrysler (oltre un miliardo di dollari l'anno di interessi). L'obiettivo di Marchionne e' rimborsare i circa 7 miliardi di dollari di prestiti a USA e Canada entro l'anno assicurandosi migliori condizioni di finanzimento. Un elemento che dovrebbe far riflettere sullo pseudo condizionamento degli Stati Uniti su Marchionne. Quando Fiat ha presentato l'offerta a Obama per la Chrysler non c'era la fila di pretendenti e la casa americana versava in condizioni ben peggiori di quelle della Fiat quando venne nominato Marchionne. Nessun regalo americano alla Fiat. Il contratto impone condizioni precise per la salita del Lingotto nell'azionariato Chrysler.
La domanda e' quando Fiat potra' acquistare la maggioranza assoluta della casa americana. Marchionne ha detto che gia' nel 2011 l'operazione e' possibile ''ma non probabile''. La condizione e' il ritorno in borsa di Chrylser. Quanto potra' valere Chrysler? Guardando all'ipo di GM dei mesi scorsi e' probabile che Chrysler spuntera' valutazioni elevate, anche per la finanziarizzazione che caratterizza i collocamenti a Wall Street. Utilizzando i multipli di GM, il valore del 100% di Chrysler sfiorerebbe i 30 miliardi di dollari, quasi 4 volte la capitalizzazione di Fiat Spa. Utilizzando la media degli 8 principali costruttori auto al mondo, l'ipo Chrysler si attesterebbe intorno ai 20 miliardi. Un recente report di Barclays stima che Fiat dovra' sborsare intorno ai 500 milioni di euro per acquistare il 16% di Chrysler stimando intorno a 2 il rapporto enterprise value/ebitda del Lingotto. Al Credit Suisse invece ritengono che difficilmente Fiat potra' salire al 51% nel 2011 (l'ipo Chrysler viene stimata nel secondo semestre) dovendo centrare due performance event per passare dal 25% al 35% e rimborsare i prestiti governativi.

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