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sabato 21 gennaio 2012

Assunti con le dimissioni firmate Così ti ricatto i lavoratori

Prima arriva la promessa e poi l'inganno. Prima il contratto a tempo indeterminato e, pochi minuti dopo, la lettera di licenziamento. Si può essere "dimissionati" per decine di pretesti, ma i motivi più frequenti sono la nascita di un figlio, una malattia, l'età, i rapporti con il sindacato. Una prassi illegale che coinvolge in percentuale il 60% delle lavoratrici donne e il 40% dei lavoratori. Non riguarda solo la manodopera operaia, tessile e artigiana, ma si estende anche al personale impiegatizio di piccole e medie aziende.





Accade nei cantieri, nei negozi, nei centri commerciali, nelle botteghe artigiane, nelle imprese. Tra le ricamatrici di abiti da sposa  come tra gli operai delle officine metalmeccaniche. Nelle aziende in crisi ma anche in quelle sane. Dove ci sono 10 dipendenti, ma anche 50. Al Sud e al Nord. Si chiamano "dimissioni in bianco" e  sono una delle piaghe più sommerse e invisibili del mercato del lavoro in Italia, la clausola nascosta del 15% dei contratti a tempo indeterminato, un ricatto che colpisce due milioni di dipendenti, in gran parte donne.

Ricorda Fabrizio B., meccanico specializzato di 34 anni, oggi a contratto in una grande acciaieria umbra: "Con un'unica penna ho firmato la mia assunzione e le mie dimissioni, la speranza e la condanna, sapevo che era un ricatto, sapevo che era illegale, ma avevo due figlie piccole, un mutuo, e il bisogno, disperato, di uno stipendio. Era il 2003: cinque anni dopo, quando mi sono opposto a turni di lavoro disumani, il mio principale dopo mesi di mobbing ha tirato fuori la lettera e ci ha messo la data. Sono stato cacciato, ma in realtà risultavo "dimesso". E dunque senza possibilità di oppormi, di avere né disoccupazione né altro... Ho impiegato anni per riprendermi, il mio matrimonio è fallito, ho rischiato di perdere la casa. E oggi ancora ne porto i segni".

Si annida dappertutto il fenomeno delle dimissioni in bianco,  rappresenta oltre il 10% di tutte le controversie di lavoro dei patronati Acli, il 5% delle vertenze degli uffici Cisl, spunta come una gramigna cattiva da ogni interstizio produttivo,  tra le commesse dei negozi di lusso come tra gli impiegati delle agenzie di servizi, nell'edilizia senza regole che cementifica le nuove periferie, ma anche nelle botteghe artigiane  dell'orgoglio made in Italy.

E nell'80% dei casi resta un reato impunito e taciuto. Ma che cosa è questa prassi illegale che coinvolge in percentuale il 60% delle lavoratrici donne e il 40% dei lavoratori maschi, la manodopera operaia, tessile e artigiana, ma si estende anche e con una percentuale del 25% , al personale impiegatizio di piccole e medie aziende? Come si fa a ricattare così un lavoratore, ma soprattutto una lavoratrice, (le donne spesso vengono "dimissionate" non appena tornano dalla maternità) con una distorsione delle regole tanto evidente che il ministro del Lavoro Fornero, su pressione di  diversi gruppi di donne, ha annunciato a breve un provvedimento per rendere impossibili le dimissioni in bianco?

La promessa e l'inganno "In pratica - spiega Pasquale De Dilectis, direttore provinciale del patronato Acli di Napoli  -  al momento dell'assunzione le aziende fanno firmare al lavoratore un foglio completamente in bianco, o magari una pagina già compilata ma senza una data, in cui il neo dipendente presenta le proprie dimissioni. Questa lettera viene custodita dal titolare che così può decidere, in ogni momento, di mandare via quell'operaio, quella commessa, o magari quell'impiegato, senza doverlo licenziare, e dunque scaricando se stesso da qualunque responsabilità e mettendosi al riparo da cause e contenziosi...". Perché è difficilissimo, una volta firmata una lettera autografa, dimostrare che si è stati costretti a quel gesto, e spesso patronati e sindacati non possono fare altro che "raccogliere" la storia di quell'uomo o quella donna ricattati e beffati da padroni senza scrupoli.

E si può essere "dimissionati" per decine di pretesti, ma i motivi più frequenti sono la nascita di un figlio, una malattia, l'età, i rapporti con il sindacato. O semplicemente, anzi cinicamente, raccontano ancora alle Acli,  "lo scadere dei benefici della legge 407 del 1990, che permette ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato di non pagare per 3 anni i contributi al  neo-dipendente che viene coperto direttamente dall'Inps". Passati quei mille giorni la lettera salta fuori, e il lavoratore diventa carta straccia, avanti il prossimo per poter "rubare" i benefici di legge.

 



giovedì 19 gennaio 2012

Ammortizzatori sociali in deroga, approvate le linee guida 2012


Il tavolo istituzionale di concertazione presieduto dall'assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale Severino Nappi ha approvato le linee guida per l'accesso agli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2012 (cassa integrazione guadagni - mobilità - disoccupazione speciale).
La decisione odierna consentirà, già dalle prossime settimane, di accompagnare lavoratori ed imprese in crisi della Campania nel percorso verso il recupero produttivo.
Accanto alle politiche di sostegno al reddito è stata data ulteriore rilevanza alle politiche attive, incentivando il ricorso ai percorsi di riqualificazione e di formazione dei lavoratori.
In relazione al recente innalzamento dell'età pensionabile disposto dal governo nazionale, si è prevista altresì la possibilità di accompagnamento al trattamento pensionistico per i lavoratori più anziani.
Il tavolo ha affrontato anche le problematiche relative alla gestione delle grandi aree di crisi: l'erogazione dei trattamenti integrativi sarà legata in questo caso alla presenza di accordi, anche territoriali, per il rilancio dell'attività e il ritorno al lavoro.
Confermato infine l'accesso agli ammortizzatori sociali pure per le piccole e piccolissime imprese, in modo da offrire risposte concrete al reale tessuto produttivo della Campania.
Al termine dei lavori, le parti hanno espresso concorde volontà di dar vita ad una proposta unitaria sul tema della riforma degli ammortizzatori sociali, attualmente allo studio del governo nazionale, che tenga conto anche delle specificità della Campania, delle sue imprese e soprattutto dei lavoratori.

lunedì 16 gennaio 2012

Martedì 17: Incontro col sindacato basco LAB su "Crisi e riforma del mercato del lavoro" in Italia e in Europa

siete tutti invitati tutti ad intervenire a questo momento di confronto, per cominciare ad immaginare insieme le forme di lotta più adatte per i lavoratori di fronte a questo grande attacco che il mercato del lavoro sta subendo non solo in Italia ma in tutta Europa. Avremo la possibilità di approfondire i temi che ci interessano, assieme ad un esponente del sindacato basco LAB.

Martedì 17 gennaio 2012 - ore 17:00 
 
Palazzo Giusso – Università Orientale (Largo San Giovanni Pignatelli, Napoli)

CONTRO LA CRISI E LA "RIFORMA" DEL MERCATO DEL LAVORO, IN ITALIA E IN EUROPA
Che risposta dare, quale lotta praticare?
Lavoratori e studenti ne parlano col sindacato basco LAB


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Le manovre dei governi Berlusconi prima e Monti ora, che proseguono sulla strada dell'attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici non costituiscono assolutamente un'eccezione nel quadro europeo. Dovunque si volga lo sguardo non si può fare a meno di osservare l'offensiva che governi, banche ed imprenditori stanno conducendo.

Aumento dell'età pensionabile, “riforma” del mercato del lavoro, maggiore libertà di licenziare, aumento dello sfruttamento nelle fabbriche, attacco al salario ed ai diritti conquistati con anni di lotte: dalla Grecia alla Germania, passando per Portogallo e stato spagnolo, la ricetta che le classi dirigenti stanno usando per uscire dalla crisi vede cambiare ben pochi ingredienti.

E noi? Come possiamo rispondere a quest'attacco? Quali strumenti possiamo mettere in campo per resistere e iniziare a costruire la contro-offensiva?
Sono le possibili risposte a queste domande quelle su cui vogliamo interrogarci e confrontarci. Partendo dall'esperienza quotidiana, fatta di una conflittualità diffusa e capillare ma che stenta a generalizzarsi e a valicare i confini della fabbrica o della singola città. Ne parleremo anche con un compagno della LAB, sindacato di base dei Paesi Baschi, che sta provando, insieme al PAME ed agli altri sindacati di base d'Europa, a costruire una linea sindacale che sia largamente diffusa tra i lavoratori e allo stesso tempo altamente conflittuale. Sarà l'occasione per conoscere un'esperienza che ha saputo strappare numerosi successi, di cui il più importante forse non è da cercarsi in una singola vertenza ma nella capacità di organizzare una buona fetta della classe lavoratrice.

approfondimenti
LAB e il suo progetto sindacale 

promuovono:
Comitato "No Debito" - Napoli
EHL (Euskal Herriaren Lagunak)
 - Napoli [ehlnapoli@gmail.com // ehlitalia.com]
Clash City Workers 
- Napoli [clashcityworkers.org
Collettivo Autorganizzato Universitario 
- Napoli [caunapoli.org]



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Clash City Workers

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