Mentre i raid della coalizione attaccano le forze del Colonnello per imporre la no-fly zone, i Fratelli musulmani libici attendono di capire quale sara' il destino del Paese, ma soprattutto quale ruolo e spazio per il loro movimento in una Libia post-Gheddafi. Che ci sia un futuro, ne e' convinto Abdulmonem Hresha che, da Londra, in un'intervista alla Cnn, ribadisce il desiderio del movimento di partecipare alla vita politica del Paese, sostenendo di aver "lavorato segretamente fino a questo momento" per questo risultato. Esprimendo la sua gratitudine verso i governi di "Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna" per l'intervento armato, Hresha rassicura i governi occidentali, dicendosi favorevole ad un sistema democratico multipartitico, come quello sperimentato nel corso del suo esilio in Canada e Gran Bretagna, nel quale pero' deve esserci posto per i principi coranici. Visti come potenziali anticorpi contro il diffondersi del terrorismo islamico nel Paese, i Fratelli musulmani libici devono tuttavia fare i conti con la forte presenza di forze laiche all'interno del Consiglio Nazionale libico di Bengasi, composto principalmente da intellettuali, liberi professionisti ed ex prigionieri politici che in piu' di un'occasione hanno ribadito la scarsa influenza del movimento all'interno dell'istituzione provvisoria.
Nessun commento:
Posta un commento