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sabato 2 aprile 2011

Castellammare per il turismo da crociera diventa Porto di Pompei



Saranno 1 milione e 300mila i crocieristi che quest'anno arriveranno nel porto di Napoli. Una piccola parte delle navi da turismo saranno dirottate al porto di Castellammare di Stabia. La città si attrezza a dare una svolta alle sue potenzialità ricettive, cambiando il nome dello scalo stabiese in «Porto di Pompei», per fare sistema con le altre offerte del territorio.

Nicola Coccia, presidente del «Terminal Napoli spa», parlando a margine della presentazione delle attività di promozione avviate nella Stazione marittima di Napoli, per il nuovo centro commerciale «Galleria del Mare», conferma la collaborazione che si sta sviluppando tra lo scalo marittimo partenopeo e il porto di Castellammare di Stabia. «Ma - aggiunge Coccia - la città di Castellammare di Stabia deve poter contare anche sul suo storico legame con il Cantiere navale sul quale non sarebbe da scartare il progetto di farne un polo di manutenzione navale. Se è vero che, per effetto della globalizzazione gli armatori hanno maggiore convenienza a costruire navi nei porti della Cina o della Corea - ha aggiunto l' armatore - è impensabile che per la manutenzione si inviino le navi nei cantieri d'Oriente. Il Mar Mediterraneo è percorso attualmente da centinaia di navi e i trasporti su mare andranno sempre aumentando. Di conseguenza, anche l'esigenza di effettuare manutenzione in quest'area va crescendo. Attualmente, però esistono solo due cantieri in cui si può affidare la nave in questi casi: ce n'è uno a Palermo e un altro a Malta. Mentre la Turchia, che ha capito la convenienza, si sta attrezzando».

«Il problema - ha detto ancora Coccia - è come eventualmente dotare lo stabilimento cantieristico di Castellammare delle strutture necessarie a sviluppare questa specializzazione. Occorre un bacino di carenaggio galleggiante, per un investimento di appena 15mila o 20mila euro, secondo il past presidente di Confitarma - se si decidesse in tal senso, il bacino galleggiante si farebbe arrivare sul posto nel giro di una notte. Naturalmente occorrerebbe formare una quantità di operai e tecnici all'altezza delle competenze richieste. Ma il lavoro sarebbe assicurato». «I Borbone - ha concluso l' armatore - furono i primi a capire l'importanza di questa missione economica, e avevano attrezzato in quell'area un polo di manutenzione creando intorno l'indotto necessario ad assicurare il lavoro, con le corderie. Penso che Castellammare possa diventare il più grande centro di riparazione delle navi. Ma occorre muoversi con velocità, anticipando i Paesi del Mediterraneo che a breve passeranno all'azione».

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