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domenica 27 marzo 2011

SESTRI PONENTE, IL SINDACO STOPPA FINCANTIERI


Diktat del Comune di Genova a Fincantieri: senza costruzioni navali a Sestri Ponente, l’azienda si scordi la variante urbanistica sulle attuali aree occupate quando si deciderà il ribaltamento a mare. Quella variante, per intenderci, che permetterebbe al gruppo di Giuseppe Bono di rivendersi gli spazi liberati (che passerebbero a uso abitativo e commerciale) e costruire così, con il ricavato, i nuovi capannoni.
A lanciare l’aut aut, ieri, è stato l’assessore Mario Margini, ma la posizione è condivisa in pieno dal sindaco Marta Vincenzi (foto). Lo stesso Margini, nei giorni scorsi, avrebbe avuto una telefonata burrascosa con l’amministratore delegato Fincantieri. Quella del Comune è al momento - insieme a quella della Fiom - la linea più oltranzista rispetto alla proposta per realizzare a Sestri un grande polo delle riparazioni navali che veda alleati l’azienda pubblica e i soggetti privati genovesi, rispondendo così alle difficoltà del mercato sul versante delle costruzioni. Ma la linea di sbarramento che si trova davanti Bono rispetto alle ipotesi di riassetto complessivo della presenza in Liguria è in realtà molto più estesa. Per dirla con le parole del governato Claudio Burlando, che ieri ha lanciato il tavolo di monitoraggio ligure sulla cantieristica - con dentro senatori e deputati della Regione, consiglieri regionali, sindacati, istituzioni - in preparazione dell’apertura del confronto a Roma con il governo, «la nostra posizione è che la Liguria difende tutti e tre i suoi cantieri come cantieri di costruzioni». Anche se, aggiunge poi il governatore, «dobbiamo essere pronti a considerare nuove opzioni, in futuro» e, quindi, anche le riparazioni a Sestri. L’opzione zero - non si tocca nulla - ovviamente raccoglie consensi a destra e a sinistra, tra i sindacati, la politica e i lavoratori, ma non lascia nessuno spazio di manovra all'azienda che sta studiando diverse ipotesi di riassetto e, di fronte a un niet secco, potrebbe anche decidere il disimpegno tout Court. Queste, comunque, le opzioni attualmente allo studio: a Riva Trigoso restano solo le lavorazioni meccaniche, il resto va a Sestri e al Muggiano. Oppure, in alternativa, Sestri abbandona le costruzioni e si concentra sulle riparazioni. Per la Liguria, la riorganizzazione rischia di essere un salasso occupazionale e questo spiega il no compatto. Che ora, però, deve fare i conti con azienda e governo.

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