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domenica 20 marzo 2011

Le quote rosa nascono nella culla


Sono convinto che la partecipazione democratica alla vita civile e sociale di donne e uomini si costruisca fin dalla culla, anzi anche prima.
Non si possono allevare bambini dentro i rigidi perimetri delle “cose da maschio” e “cose da femmina” e poi pretendere che crescendo questi bimbi diventino cittadini equamente portati alla partecipazione politica, sociale e civile in tutti i campi e a tutti i livelli.
Se vestiamo le bambine fin dai primi giorni di vita come fossero bomboniere barocche e crescendo ne facciamo modelle per sfilate di fiocchetti e nastrini, se regaliamo loro solo bambole, piccoli utensili da cucina, ferri da stiro di plastica, set da parrucchiera e via dicendo, sarà difficile che la piccola ambisca un domani ad un ruolo nella società che non preveda il rassicurante contorno di tutte quelle cose attorno a lei.
Fin dai primissimi anni di vita viene imposto alle bambine, ma anche ai bambini, il modello che la nostra arcaica società ancora ritaglia per uomini e donne. Nei primi anni di vita, fondamentali per la formazione, non viene data ai bambini un’equa possibilità di scelta comportamentale. Una bambina che chiede ai genitori un trattore, verrà guardata con sospetto, e se un bambino chiede una scopetta, si allarma tutta la famiglia. Se ci pensiamo è abominevole.
Alla scuola elementare la bambina vedrà quasi esclusivamente maestre, si formerà in lei l’idea che quello è un mestiere da femmine, come si era già formata l’idea che solo le femmine hanno a che fare con la cura dei bambini, da cui le bambole per esercitarsi, le femmine cucinano, e lei si esercita con pentoline da quando aveva tre anni, le femmine stirano, e quindi sicuramente lavano, e al massimo fanno le parrucchiere, oltre che le maestre.
E cosa leggono le bambine? A differenza dei loro amici maschi che si dedicano a saghe con dinosauri, battaglie ed avventure, leggeranno, se leggono, storie di principesse, cuccioli e Winx…E quali attività sportive fanno le bambine? Beh, danza naturalmente, ma anche scherma oppure pallavolo, dipende dall’altezza fisica e…sociale della ragazzina.
Se poi si guardano attorno in famiglia cosa vedono? Una femmina che fa tre lavori: il lavoro fuori casa, la casalinga e la mamma e tutti e tre contemporaneamente! Altro che Wonder Woman! E questi lavori non funzionano in sequenza, ma si mescolano fra loro: quando è in ufficio deve ricordarsi di chiamare il dentista per il controllo dell’apparecchio, nell’intervallo di pranzo andare a fare un po’ di spesa, e quando esce…via a razzo a prendere il bambino per portarlo all’allenamento di calcio e mentre lui sgambetta nel campo, prelevare la bambina portata a danza da un’altra Wonder Woman. Quando rientrano tutti a casa, lei comincia a caricare lavatrici, a spadellare cene, metter nel frigo spese, e molto altro ancora. Poi la chiama il capo per chiederle una cosa, lei risponde prontamente senza confondersi con la lista della spesa o i programmi della lavatrice e quindi, arrivato anche il maschio lavoratore, finalmente si cena. Ma non pensiate che per WW la giornata sia finita! Le bambine penseranno proprio che le femmine hanno dei superpoteri.
In questo contesto, ahinoi molto molto comune, una bambina si convincerà che il suo ruolo primario nella società sarà quello di sposarsi, avere figli, accudire la casa. E tutto il resto verrà in secondo piano. Sì, potrà fare più o meno qualsiasi lavoro, ma senza prendersi troppe responsabilità, senza insistere per avanzamenti di carriera, se no come farà con la famiglia? Sì, potrà impegnarsi civilmente, ma al massimo in una associazione di volontariato, mica in un partito con tutte quelle riunioni la sera e poi le attività pubbliche, figuriamoci poi candidarsi! E se poi la eleggono, come fa con la casa?
Per tutte queste ragioni sostengo che le “quote rosa” o meglio il “ghetto rosa” si crei fin dalla culla.
Se invece cambiasse il modo di allevare le bambine, ed i bambini naturalmente, se non si modellasse così pesantemente il loro “essere” fin da piccoli, ma li si lasciasse all’inizio in un mondo un po’ “neutro”, con abitini di tutti i colori, con bambole, trattori, peluche, pentole, automobili per tutti a prescindere dal loro sesso. Se si facessero loro sfogliare libri di ogni genere, se nella loro libreria ci fossero più Mafalda e meno Winx…se mamma e papà si alternassero nelle incombenze familiari, se si dicesse ai bambini di seguire le loro inclinazioni, di provare più strade, ascoltare le proprie attitudini, di coltivare una passione propria e personale, ecco se tutto questo accadesse, forse, non staremmo qui ancora oggi – nel 2011! – a parlare di “quote rosa”.
La partecipazione e rappresentanza democratica delle donne nella politica e nel lavoro deve essere costruita giorno per giorno, nel quotidiano, in tutti i settori della società, e non artificialmente incollata con lo scadente mastice delle “quote rosa” (orribile locuzione fra l’altro!).

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