Sul Federalismo se ne sono dette e se ne dicono di tutti i colori. Come, forse, è normale che sia su una riforma così importante e, soprattutto, in un Stato democratico in cui tutti si ha diritto alla parola e al parere. Non so però quanto sia giusto esprimere di volta in volta disapprovazione o consenso su questo argomento senza meditate riflessioni e spesso solo per sentito dire, ma solo a seconda se si milita con l’opposizione o con la maggioranza. Ma questo è un altro discorso. Sono corse tante voci, dicevo, intorno al federalismo e anche tante amenità, giusto per usare un eufemismo. Sentite l’ultima, comparsa su “il Giornale” qualche giorno fa: “Il Sud e l’Italia profonda non meritano il federalismo. E’ la mia più sincera convinzione, ma anche quella di molti patrioti padani. Il federalismo è l’abito giuridico per i popoli liberi e civili, come quelli, gli Svizzeri, che lo hanno adottato da secoli”. Dove è stata sentita questa illuminata affermazione? Non certo in una qualche bettola di Codroipo o di Sclaunicco, in una cerchia di pensionati avvinazzati che, tra un bianchino un grappino e una qualche barzelletta hard cercano di ammazzare il tempo e giungere alla sera. No! Non pensatelo neanche! L’ha pronunciata Mario Borghezio, europarlamentare della Lega che, a modo suo, ha cercato anche di spiegare e rafforzare la sua tesi. “C’è un’enorme differenza – ha detto- tra la condizione dei figli dei figli che hanno creato la civiltà dei Comuni e i figli dei figli che nello stesso periodo, anziché essere liberi, baciavano la pantofola al signore locale”. Ecco perché al Sud non meritiamo il federalismo. Parola di Borghezio! Non sto un attimo di più sulle amenità di costui, ma voglio riportare due notizie calabresi, ancora di questi ultimi giorni, che, a mio giudizio, dovrebbero farci riflettere tutti e più a fondo sulle nostre condizioni, le nostre potenzialità e le nostre gravi inefficienze nel prenderne coscienza e provvedere di conseguenza. La prima: “La Calabria, al primo posto in Italia per consumo di peperoncino, importa dai Paesi orientali il 60% del suo fabbisogno”. Il dato è emerso nel corso di un convegno a Diamante in cui è stato pure detto: “E’ questa una situazione assurda dovuta al fatto che il peperoncino locale, migliore di qualità, soffre la concorrenza straniera che immette nei mercati prodotti scadenti a prezzi stracciati…”. La seconda: “Partendo dallo studio di alcune rare forme ereditarie di resistenza all’insulina, ricercatori dell’Università di Catanzaro hanno trovato un’anomalia genetica presente nel 10% delle persone con diabete di tipo 2. La scoperta, che è stata fatta da un gruppo dell’ateneo catanzarese coordinato da Antonio Brunetti, ha rivelato che, in un diabetico su dieci, è presente una sorta di “firma genetica” che aumenta di 16 volte il rischio di sviluppare la malattia che, nel mondo, colpisce 250 milioni di persone. Lo studio è stato finanziato da Telethon”. La scoperta, inutile dirlo, è importantissima, di quelle che costituiscono, per tutto il mondo, una pietra miliare nella prevenzione della malattia. Che altro aggiungere? Niente, direi. Federalismo e no, oggi più che mai, siamo artefici e responsabili del nostro futuro. E’ inutile e dispersivo guardare altrove: abbiamo gli strumenti per fare bene, se solo lo vorremo e manderemo finalmente in soffitta le nostre gravi inefficienze.
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