Si è svolto sabato mattina a Palazzo Chigi, con un tempismo che ricorda quello di chi chiude la stalla dopo la fuga dei buoi, l’incontro tra l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne e Berlusconi, accompagnato dal ministro del lavoro Maurizio Sacconi e dal ministro dello sviluppo Paolo Romani.
Marchionne ha confermato la volontà della Fiat di investire circa 20 miliardi di euro negli stabilimenti italiani entro il 2014: obiettivo principale rimane la crescita della produzione da 650 mila a 1 milione e 400 mila auto.
Maurizio Sacconi, che ha evidentemente ancora poco chiara la differenza tra un amministratore delegato ed un ministro del lavoro, ha dichiarato che “il futuro della Fiat e il suo sviluppo sono condizionati dalla governabilità degli stabilimenti”.
Non che ci si aspettasse nulla di diverso, mache un ministro del lavoro dichiari che la possibilità di lavorare sia strettamente collegata alla disponibilità degli operai di stare al ricatto pare davvero bizzarro.
Sacconi ha poi concluso affermando che la risoluzione del problema dipenderà dalla “piena utilizzazione degli impianti attraverso la tempestiva esigibilità dell’adattamento dei moduli lavorativi”, proprio lui che ha impiegato mesi prima di decidersi ad incontrare i vertici Fiat, alla faccia della tempestività.
L’unico problema sembrano dunque essere le proteste dei lavoratori che, con la loro poca voglia di lavorare e molta di manifestare, portano all’ingovernabilità degli stabilimenti. Niente si è detto invece su tutte quelle misure e riforme che il Governo potrebbe adottare, chieste con forza nelle scorse settimane anche dalla presidente di Confindustria Marcegaglia, per aiutare le imprese italiane a restare sul mercato.
A quanto si legge dai comunicati stampa nessuna bacchettata è arrivata dai membri del Governo alla dirigenza Fiat per le dichiarazioni, ormai diventate un appuntamento fisso, riguardanti trasferimenti e chiusure. Il caffè del sabato mattina si è chiuso con un sostanziale nulla di fatto.
Ci si aspettava, se non per il bene dei lavoratori ma almeno per salvarsi la faccia, che il Governo facesse presente a Marchionne la necessità di smetterla di spararle grosse e iniziare a spiegare seriamente come intende gestire gli investimenti.
I nostri ministri sono invece usciti dall’incontro tutti soddisfatti, di cosa poi non si sa, dal momento che Marchionne continua a non aver presentato un piano industriale.
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