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mercoledì 5 gennaio 2011

Addio sacchetti/ L'allarme dei consumatori: buste ecologiche troppo care

I sacchetti 'ecologici', che da oggi sostituiscono le buste della spesa di plastica, fanno bene all'ambiente, ma non al portafogli: molti supermercati li fanno pagare anche 10 centesimi l'uno. E' la denuncia dell'Aduc, che sottolinea: "Ben venga il bando per le buste di plastica dal 1 gennaio di quest'anno, che e' arrivata dopo l'ennesima proroga. Bene ha fatto la ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ad insistere perche' la scadenza fosse rispettata. Se ai consumatori verranno spiegati motivi di tale decisione saranno ben contenti di rinunciare alle buste di plastica per tornare (cioe' per andare avanti) a quelle di tela o ai carrelli. Ma ci domandiamo - ribadisce l'Aduc - perche' i nuovi sacchetti ecologici devono costare cosi' cari. Alcuni negozi li vendono anche a 10 centesimi l'uno. Il motivo lo conosciamo ed e' l'abituale speculazione che i commercianti fanno su un prodotto che, in quanto molto pubblicizzato, e' piu' richiesto dai consumatori. I commercianti speculino pure come credono, ma e' bene che sappiano che oggi il consumatore e' un cittadino consapevole e informato che, di fronte, all'inutile speculazione, non solo puo' portarsi la borsa da casa, ma anche decidere di fare spese altrove che non nei negozi di speculatori".

In ogni caso, ricorda l'Aduc, il divieto dei sacchetti di plastica e' sacrosanto: "250 miliardi di microframmenti di plastica contaminano il Mediterraneo, rifiuti minuscoli ingoiati dal plancton che, a sua volta, viene mangiato dai pesci che potrebbero poi finire nei nostri piatti. Cosi' i primi dati della spedizione 'Mediterraneo in pericolo', portata avanti da un'equipe di ricercatori provenienti da una dozzina di laboratori universitari europei".
E le vecchie buste di plastica che ancora abbiamo in casa? Ecco le cinque regole d'oro per dirgli addio con serenita'. Le ha stilate la Coldiretti Lombardia per aiutare i consumatori e facilitare il passaggio alle borsine ecocompatibili. Sono stati presi in considerazione i materiali delle nuove "shopper bags", i contenitori destinati ad altro ma che si possono riciclare, la suddivisione degli acquisti per semplificare il trasporto e la resistenza delle buste in mater-B. Il piccolo "manuale di sopravvivenza" sara' diffuso nei prossimi giorni, con manifesti e volantini, nei farmers' market di Milano, Lodi, Monza e Brianza e negli spacci delle aziende agricole di Coldiretti-Campagna Amica.
Ecco le 5 "regole d'oro" per sopravvivere senza la plastica:
Cercare nei cassetti o negli armadi delle borse in tessuto che non si usano piu' che ci sono state regalate durante qualche viaggio o incontro: andranno benissimo per contenere la spesa. Per gli acquisti quotidiani sono adatte anche delle vecchie borse di paglia o quelle che si usano per portare gli asciugamani in spiaggia.
Meglio dividere la spesa in due o piu' contenitori perche' piu' leggeri e piu' pratici da trasportare, manovra utile soprattutto per quelli in mater-B che cosi' resistono meglio.
Riutilizzare piu' volte le "vecchie" buste di plastica che si hanno ancora in casa: se si evita di metterci i detersivi (ingombranti e pesanti) possono resistere piu' e piu' volte. Una volta rotte, metterle nell'apposito contenitore della raccolta differenziata.
Se si hanno delle vecchie scatole di cartone formato carrello da supermercato ancora in buone condizioni, rinforzarne il fondo e gli angoli con del nastro adesivo da imballaggio e usarle per la spesa.
Recuperare dalle soffitte o dalle cantine i trolley della spesa delle nostre nonne, dargli una bella rinfrescata e rimetterli in azione. E considerare che l'uso di certi contenitori rispetto ad altri alla fine e' anche una questione di abitudine.
Gli italiani - precisa la Coldiretti - sono tra i massimi utilizzatori in Europa di shoppers in plastica con un consumo medio annuale di 300 sacchetti a testa. In Italia arriva un quarto dei 100 miliardi di pezzi consumati in Europa dove vengono importati per la maggioranza da paesi asiatici come la Cina, Thailandia e Malesia. Il 28% di questi sacchetti diventa rifiuto e va ad inquinare l'ambiente in modo pressoche' permanente poiche' occorrono almeno 200 anni per decomporli.

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