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sabato 18 dicembre 2010

Botta e risposta fra operai e CGIL. Distinti saluti.

Riportiamo di seguito un botta e risposta tra Claudio, giovane cassintegrato Vinyls di Porto Torres, e Antonio Rudas, segretario della CGIL Sassari. Nei giorni scorsi il segretario aveva scritto a L. Bellodi (ENI) chiedendo garanzie di un futuro lavorativo alternativo alla chimica per i lavoratori Vinyls. Gli operai, di cui molti tesserati Cgil, si sono chiesti come mai un segretario facesse della affermazioni di questo tipo nel mezzo di una battaglia operaia fortissima, quella della vinyls, unica in Italia ad avere ben tre presidi: carcere isola Asinara (295 giorni), Torre Aragonese di Porto Torres (335 giorni), e l’occupazione recente della torcia a 160mt di altezza a P.toMarghera (Venezia). Le richieste di Rudas sono legittime…ma di fatto parlano già di sconfitta. Forse Rudas dovrebbe seguire più da vicino la lotta e gli operai, dovrebbe andare ogni tanto anche in visita nei presidi. Nel mentre constatiamo che mentre Claudio chiude con “distinti saluti”, il segretario Cgil firma solo “saluti”. Che dire? Gli operai sono dei signori…
“Salve sig.Rudas, vorrei formularle solo una domanda: perché oggi leggo una sua lettera rivolta all’avvocato Bellodi dove richiama ENI alle responsabilità chiedendo un tavolo della chimica, mentre solo pochi giorni fa scriveva di funerale della chimica e cercava percorsi alternativi per i dipendenti?
Distinti saluti”
Claudio Leverino Delogu
“La sua domanda correttamente formulata sottintende una contraddizione che è solo apparente. La CGIL di Sassari, con qualche eccezione comprensibile, sostiene fin dal giugno 2009 che senza investimenti la chimica è destinata a morire. L’ENI ha quasi attuato il suo programma di dismissione e ora cerca di evitare di essere chiamata in causa per concorrere alla soluzione di un problema che in larga parte ha causato. Un sindacato attento e più lungimirante, dovrebbe chiamare il Governo e la stessa ENI, ponendo loro la seguente domanda: Ci avete tolto quasi tutte le produzioni chimiche quali sono le alternative? A tal proposito la invito a guardare quanto sta avvenendo a Termini Imerese, dove la FIAT ha annunciato la chiusura dello stabilimento ma ha dovuto prendere l’impegno, a seguito della mobilitazione dei lavoratori e delle popolazioni di quel territorio, di non attuare i suoi propositi prima che il Governo insieme alle parti sociali non avranno trovato le soluzioni alternative per gli oltre 2.200 addetti che intanto continuano a lavorare in fabbrica.
Le sembra che lo stesso impegno non deve essere chiesto all’ENI che pure è controllata dal tesoro? Peraltro chi impedisce alla stessa ENI di rispondere a quella domanda attuando investimenti nel comparto chimico? Di riaprire almeno gli impianti recentemente fermati? Di rimettere a nuovo il cuore pulsante dello stabilimento che è il craking? In realtà siamo in presenza di un classico gioco delle parti che la CGIL, intesa come Confederazione, sta cercando di smascherare, e che per il momento come dimostra anche la sua domanda è ben al di là dall’essere compreso. Anzi come avrà potuto constatare questo tentativo è purtroppo contrastato da una parte degli stessi lavoratori e dal loro sindacato di categoria, posizionato su una impostazione legittima e comprensibile ma altrettanto priva di una reale prospettiva, se non di breve periodo.
Questi lavoratori giustamente innamorati del loro lavoro, difendono un patrimonio di grande professionalità da loro stessi costituito, nella speranza che la chimica di base possa ancora avere un futuro. Credo che ci si renderà conto dello sbaglio che secondo me si sta commettendo, solo quando verranno messi a nudo gli ultimi tentativi di sviare il punto fondamentale del problema, che risiede nella mancanza di una seria politica industriale, di cui il Governo e l’ENI non si sono voluti dotare. Mi auguro solo che quando ciò avverrà, non sia troppo tardi per reimpostare la battaglia nella maniera corretta. Temo a prescindere dalla vertenza Vinyls, che ovviamente auspico possa concludersi positivamente, anche se ad oggi non ci sono elementi concreti per poterlo nemmeno ipotizzare, che quando verrà completato il programma di dismissioni nello stabilimento di Porto Torres, ormai entrato nella sua fase terminale, non ci saranno gli operai nè per difendere quello che in realtà già non c’è più, nè tantomeno per approntare una nuova battaglia indirizzandola ad ottenere le alternative.
A quel punto la più grande industria di Stato sarà riuscita a realizzare un capolavoro, quello di dismettere completamente le attività attuali da Porto Torres, forse lasciandone qualche traccia marginale, ma senza immettere le risorse dovute, per risarcire il territorio dai danni economici, sociali e ambientali che ha causato.
Saluti”
Antonio Rudas

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