Lettera sul lavoro pubblicata sul Cornere della Sera del 24 gennaio 2 0 I 2
Caro Direttore, venerdì mattina ho visitato in ogni reparto il nuovo stabilimento della Fiat di
Pomigliano. Il pomeriggio dello stesso giorno, all'Università di Napoli, ho assistito all'intervento
urlato di un gruppo di contestatori uno dei loro slogan era "contro Marchionne e contro il
precariato". Ho provato una stretta al cuore per l'inganno di cui quei ragazzi sono vittime. E per la
responsabilità grave che tanta parte della sinistra italiana si assume demonizzando un insediamento
industriale come questo.
Ho visto moltissime fabbriche metalmeccaniche; ma una come questa di Pomigliano non
l'ho vista mai. Non mi riferisco all'esercito dei robot del reparto lastratura, che compiono
interamente da soli il lavoro più pesante e pericoloso: il montaggio e la saldatura della scocca, la
struttura della Panda. Mi ha impressionato molto di piu il resto della fabbrica, dove a operare
direttamente sono le persone. La prima cosa che mi ha colpito è stata l'assenza di rumore,
l' ampiezza degli spazi, la distribuzione della luce, l' azzurro della rete dei vialetti, con strisce
spartitraffico e passaggi pedonali, che attraversano le zone di lavoro; gli uffici con le pareti di
cristallo collocati inmezzo al percorso del montaggio, quasi a sottolineare il superamento di ogni
distinzione tra operai e impiegati. Poi il serpentone giallo: la nuova "catena" che catena non è più,
collocata su di un largo nastro di parquet tirato a lucido, che si sposta lentamente, dove anche a me
estraneo viene consentito di muovermi liberamente nei larghi spazi tra una postazione e l'altra.
Tutto è strutturato in funzione della persona che lavora: è la scocca ad abbassarsi o rovesciarsi, non
le braccia ad alzarsi.I lavoratori, per lo più giovani, ragazzi e ragazze, tutti con una tuta bianca
pulitissima, suddivisi in gruppi di cinque o sei e tra loro intercambiabili. Scelgo a caso quelli o
quelle con cui parlare a tu per tu. Tutti mi dicono che la nuova organizzazione è meno pesante della
precedente.La paga-base mensile lorda di un quinto livello, qui, è sopra i 1700 euro, quasi 1550 per
un terzo livello; poi ci sono il premio e gli scatti; quando entrerà in funzione il terzo turno, a questi
si aggiungerà il compenso per l'ora e mezza media settimanale di straordinario e la maggiorazione
per il lavoro nottumo.
Uscito di lì, attraversando le vie sdrucite della periferia di Napoli, mi frulla per la testa la
frase più benevola che ho sentito dalle mie parti politiche riguardo a questo stabilimento due anni
fa, quando si discuteva del progetto "Fabbricaltalia": "Sì, purché sia un'eccezione". Ma perché
questa diffidenza? Solo per le due deroghe marginali che il progetto comportava rispetto al contratto
collettivo nazionale, delle quali la più rilevante riguardava appunto la possibilità di un'ora e mezza
di straordinario alla settimana? A me sembra che dovremmo, semmai, auspicare altri cento
stabilimenti come questo per lo sviluppo del nostro Mezzogiorno, per rimettere in moto la crescita
del nostro Paese. Altro che "un'eccezione"!
Oggi l'obiezione è che a Pomigliano si viola la democrazia sindacale, perché non viene
riconosciuto il diritto della Fiom-Cgil a una rappresentanza in fabbrica. Questo è il
risultato - conforme, peraltro, alla legge vigente - del rifiuto opposto dalla stessa Fiom alla firma di
qualsiasi contratto collettivo applicato dalla Fiat. Cambiamo questa norrna. Però l'attacco
violentissimo contro il piano "Fabbrica ltalia" è venuto molto prima che sorgesse il problema della
rappresentanza sindacale. E la gueniglia giudiziaria contro il progetto, I'opposizione a che qualche
cosa di simile a Pomigliano si faccia anche altrove, prescinde da questo particolare problema.
Si dice, ancora: "La Fiat non ha chiarito il suo piano industriale". Sarà; ma qui c'è un
investimento colossale che sta dando lavoro per almeno quattro anni a migliaia di persone; e lavoro
di alta produttività e qualità, relativamente ben retribuito. Chiediamo pure chiarimenti ulteriori sul
futuro, ma qui c'è già qualcosa di chiarissimo per il presente, che stiamo disprezzando senza
neppure degnarlo di uno sguardo (il sindaco di Napoli De Magistris ha rifiutato di visitare lo
stabilimento!). Oltretutto, disprezzandolo, presentiamo a tutte le multinazionali che potrebbero
essere interessate a investire da noi un'immagine repellente del nostro Paese.
A i ragazzi del centro sociale "contro Marchionne e contro il precariato" ho chiesto: non vi
accorgete che, tolto Marchionne, vi resta solo il lavoro nei sottoscala controllati dalla camorra? Chi
incita al rifiuto di un investimento come quello della Fiat-Chrysler su Pomigliano, da dove pensa
che possa venire lo sviluppo del Mezzogiorno e la crescita di questo Paese?
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