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sabato 21 maggio 2011

Florovivaismo Campania: nuove opportunità di rilancio

Florovivaismo Campania: nuove opportunità di rilancioLa Campania del florovivaismo è una realtà da primato. Una produzione d’eccellenza che va però difesa, tutelata e valorizzata, con strumenti innovativi e con una nuova considerazione del comparto che consentano di distinguere e promuovere il florovivaismo locale rispetto alla concorrenza sleale delle produzioni estere e di poter far esprimere, a fronte delle sfide di concentrazione dell’offerta che sollecita il mercato globale, alla produzione del territorio tutta la sua valenza trasformandola in valore aggiunto per le imprese impegnate- E’ quanto è emerso dal convegno “La floricoltura campana tra storia e prospettive” promosso dalla Coldiretti campana nell’ambito di Fiorinfesta expo 2011 evento di promozione del florovivaismo locale in programma a Sant’Antonio Abate con il sostegno dei Comuni di Scafati, Castellammare di Stabia, Santa Maria la Carità e Pompei dal 20 al 22 maggio. E per fronteggiare queste sfide l’affollato appuntamento è stato occasione per annunciare la costituzione del Consorzio Campano del florovivaismo che con l’impegno Coldiretti ha portato all’aggregazione di 7 cooperative florovivaistiche rappresentative di un volume d’affari complessivo di 30 milioni di euro e 1000 soci conferitori. L’obiettivo – ha detto il presidente del Consorzio Franco Esposito – è quello di porsi in maniera competitiva e coesa sui mercati nazionali ed esteri per poter offrire un prodotto floricolo con gli standard richiesti garantiti da un marchio identificativo della sua qualità e tipicità. Le cooperative aderenti sono la S. Antonio, la Del Golfo, la Santa Rita, la Flora Pompei, la Nuova Floricoltura Meridionale, la Terra dei Fiori e la FDG flowers. 
La Campania è tra le regioni leader nel comparto florovivaistico e lo testimonia un dato su tutti: il valore della produzione di fiori e piante in vaso in circa 300 milioni di Euro, ovvero il 13% dell’intera PLV florovivaistica nazionale ed il 38% di quella del Mezzogiorno. Le imprese agricole sono circa 3000 ed hanno una dimensione media di 1 ha. Il 9% della superficie nazionale investita per la coltivazione di fiori e piante ornamentali si trova in Campania.
Il comparto a livello regionale è interessato, però, da pesanti squilibri. A fronte di primati produttivi e buoni livelli qualitativi fa registrare problemi di costi poco competitivi, concorrenza sleale di produzioni estere, difficoltà nella fase commerciale e di marketing e promozione. “La situazione italiana mostra nell’ultimo anno una crescita delle esportazioni di prodotti florovivaistici nel loro complesso, ma uno sviluppo ancora più importante delle importazioni. Soffermandosi sul comparto del fiore reciso, emerge lo stato di crisi di un settore che ha visto negli ultimi 18 anni quasi raddoppiate le importazioni (+89,4% in quantità, +60% in valore), con un livello delle esportazioni sostanzialmente stabile in quantità, ma in calo in valore, ed un saldo passivo che è arrivato a superare i 100.000.000 di euro–“ ha evidenziato Lorenzo Bazzana responsabile economico di Coldiretti nel suo intervento ai lavori.
Lo scenario internazionale è caratterizzato da un libero mercato nel florovivaismo esagerato e senza nessun tipo di controllo. Dumping sociale, ambientale, sanitario. C’è di tutto. “ Noi siamo dentro ad una regolamentazione molto rigida, mentre il resto del mondo fa quello che vuole. Tutti problemi fondamentali di cui bisogna occuparsene molto più che in passato insieme al vero problema, quello serio, quello che farà chiudere le aziende se non si mettiamo le mani che è quello che stiamo accettando supinamente che il florovivaismo sia inteso come una commodity, che fonda la competitività sul minor costo. Questa è una partita a perdere in partenza! Non riusciremo mai a competere con i cinesi che fanno lavorare i carcerati a costo zero! Per non parlare della possibilità di utilizzare prodotti fitosanitari da noi vietati con l’inquinamento ambientale che ne deriva – ha rilevato il presidente di Coldiretti Campania Gennarino Masiello.”
Non saremo mai competitivi in questo modo! Se noi accettiamo – e se i consumatori accettano! – che il florovivaismo sia una commodity non c’è più niente da fare e trovare una soluzione a tutti i problemi elencati prima non servirà assolutamente a niente. “Il vero problema è far uscire il settore da questa logica perversa e perdente. E questo lo possiamo fare. Il nostro è il Paese della biodiversità, dei giardini più belli. La difesa del flororovivaismo campano non si gioca sul tavolo della produzione massificata, tanto meno è possibile aprire un confronto globale sul fronte dei prezzi. La difesa del florovivaismo campano si gioca sul tavolo della qualità, dell’identificazione, del legame con il territorio ha affermato il presidente Masiello.” Gli strumenti sono l’etichettatura, la promozione del Made in Campania legata alle risorse paesaggistiche, ambientali ed enogastronomiche, la negazione della coltivazione riconosciuta come commodity. “In questo senso chiediamo all’Europa più tutela per il nostro prodotto, ha affermato Masiello ricordando che questa è la linea tracciata da Coldiretti che, in tutte le piazze d’Italia e in tutte le campagne, ha dato vita al progetto della Filiera agricola tutta italiana per rilanciare la qualità, la sicurezza e il valore di un patrimonio culturale che tutto il mondo ci invidia e ci copia sottraendo al mondo agricolo e all’intera economia del Paese un enorme quantità di reddito altrimenti destinato alle imprese agricole e ai consumatori italiani”. Un plauso per l’iniziativa di concentrazione dell’offerta è giunto dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Vito Amendolara che nel ricordare le misure di intervento messe a disposizione con il PSR in particolare per i giovani ha sottolineato come con l’aggregazione sia più facile cogliere le opportunità offerte da una efficace sinergia tra governace istituzionale e governance produttiva. Il presidente della Commissione Agricoltura della Camera Paolo Russo partecipando al convegno ha ricordato che c’è da lavorare affinchè il territorio sia sempre più connotato dai suoi prodotti e il mercato internazionale sia sempre più coinvolto dall’eccellenze delle produzioni locali. 

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