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giovedì 14 aprile 2011

TRAGEDIA IMMIGRATI : NAUFRAGIO A PENTELLERIA!!



SirenettaLaura
Ce l'avevano quasi fatta. Dopo cinque lunghi giorni di navigazione avevano avvistato l'isola, si erano avvicinati e solo pochi metri li separavano da terra. Ma il barcone di legno si è incagliato fra gli scogli. Gli immigrati africani si sono tuffati in acqua. Lo stesso hanno fatto gli uomini della Capitaneria di Porto e perfino alcuni abitanti di Pantelleria che stavano seguendo dal molo le operazioni di soccorso. Il mare, però, ha ottenuto comunque il suo tributo di vite umane. I cadaveri recuperati finora sono quelli di due donne, anche se non è escluso che le vittime siano tre. È l'ennesima tragedia dell'immigrazione, un'emergenza che nel 2011 avrebbe provocato la morte di 800 persone. I migranti, 192 congolesi, nigeriani, ghanesi, liberiani e anche pakistani, fra i quali sei bambini, erano partiti da Tripoli su una carretta di dieci metri. Dopo centoventi ore di fatica e di stenti, l'imbarcazione ha raggiunto le coste di Pantelleria, in località Arenella. Sembrava finita. La terra promessa era stata raggiunta. Invece, il legno sul quale viaggiavano gli extracomunitari si è bloccato sulla scogliera. Le persone a bordo si sono lanciate in acqua. Lo stesso intanto facevano sommozzatori, carabinieri e semplici cittadini arrivati al molo dell'isola siciliana per assistere al salvataggio. Molti immigrati sono stati trascinati a terra, ad altri è stata assicurata una fune con la quale sono stati tirati a riva. Due donne, però, sono affogate. I loro corpi sono stati avvolti in una coperta marrone e depositati sulle rocce. Due presunti scafisti, fermati grazie alle testimonianze dei sopravvissuti, sono stati arrestati. Nel pomeriggio il procuratore capo di Marsala Alberto Di Pisa, che coordina l'inchiesta e sta procedendo per omicidio colposo e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aveva detto che le vittime potevano essere più di due, «forse quattro». Un'ipotesi che, per fortuna, è stata smentita dai fatti. I migranti, tuttavia, hanno segnalato un'altra persona dispersa e sono in corso le ricerche da parte della Guardia costiera. Ma quella di ieri, quasi certamente, non è l'unica tragedia avvenuta sulla rotta Nordafrica-Italia negli ultimi giorni. All'alba un barcone con 105 tunisini stava affondando a pochi miglia da Lampedusa e il dramma è stato evitato dall'intervento della Guardia di finanza. Peggio sarebbe andata a 65 dei 72 profughi partiti anche loro dalla Libia due settimane fa. Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo presidente dell'agenzia Habescia, che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo, ha raccolto la testimonanza dei sette sopravvissuti. Hanno raccontato di aver lasciato le coste libiche il 25 marzo su un gommone, rimasto poi senza carburante. Il giorno successivo hanno lanciato l'Sos con un telefono satellitare. Quindi l'imbarcazione si è rovesciata e alcuni di loro si sono salvati aggrappandosi ai bordi del fuoribordo. I naufragi hanno detto di aver incrociato navi da guerra e anche un elicottero, che ha lanciato loro acqua dolce. «A quel punto si sarebbero aspettati di essere soccorsi - ha raccontato il sacerdote - Ma non è accaduto nulla».

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