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giovedì 7 aprile 2011

Barboni, immigrati e operai napoletani Arriva la più feroce "guerra dei disperati"

Volevo occuparmi per questo "Futuro prossimo" di una traccia lieve, non pessimistica, non cupa. Avevo preso degli appunti sulla migrazione degli uccelli, sulla primavera, sulla speranza di un'aria nuova che ti arriva al cuore in una notte di marzo.

Poi è accaduto che proprio nella notte in cui la luna era vicinissima, e gigantesca come non si vedeva da 18 anni, e l'aria era profumata di quell'indefinibile morbidezza della primavera, mi sono imbattuto in Salvatore.


Salvatore è un disperato che a volte è lucido e troppe volte no, che viveva sotto i portici di fronte all'ingresso del giornale. Dico viveva, perché proprio quella sera era stato cacciato via. Era più accasciato che mai, eppure non aveva bevuto e non "sentiva le voci", come purtroppo gli accade spesso. Ma aveva la faccia e l'occhio sinistro completamente gonfi, abboffati di lividi e rossi e iniettati di sangue...

Tra animali notturni c'è sempre guerra o intesa. Con Salvatore c'è intesa. Gli ho chiesto che cosa fosse accaduto. «Ho traslocato - mi ha detto - Sono andato sotto i portici più avanti. Qua non si può più stare: troppa sporcizia, troppi ubriachi, troppa violenza. Un fetore insopportabile, scusate la parola: le loro cacche e i topi... quando è troppo è troppo. A questi non se li prendono più manco i loro Paesi. Ci diranno così: "questi? e mo' sono vostri, noi che ci dobbiamo spàrtere con questi"... i Consolati ci faranno un pernacchio... ». Poi ha ripreso la sua bottiglia e si è addormentato in una delle rientranze del palazzo del giornale in attesa del giorno e di qualcuno che gli offrisse un caffè l'indomani...

E' accaduto che Salvatore che vive (viveva) sotto i portici da sei/sette anni, è stato sfrattato da un gruppo di non meglio precisati clandestini. Maghrebini, forse. Un paio di nigeriani o comunque centroafricani. Sfrattato e picchiato. E lui che in qualche modo si va a lavare la mattina sugli scogli di via Caracciolo, è stato picchiato e cacciato perché si ribellava all'idea che gli avevano inzaccherato di escrementi e caos la sua tana...

Ora pubblichiamo la notizia che nei cantieri navali napoletani c'è il boom di operai rumeni. Si spiega: una volta era economico aprire le fabbriche da quelle parti. Ora è più economico portare le fabbriche in Asia, e qui pagare salari pari a un terzo di quelli  che si pagherebbero agli operai napoletani. E attenzione, non in nero, ma in regola. I rumeni sono "comunitari", ma semplicemente costano di meno e forse lavorano di più. Per adesso.

Che c'entra Salvatore con gli operai dei cantieri navali?

A me sembra evidente che la più feroce "guerra dei poveri" si è aperta su questa terra. Non solo quella campana, ma quella italica ed europea. In questi post abbiamo già parlato della spaventosa pressione dei migranti del Sud e del vicino Est. Ma oggi tutto ACCADE velocemente intorno a noi e come era prevedibile, tutto si affronta con spirito di emergenza, non di strategia e pianificazione...

Del povero Salvatore nessuno si occuperà, come è sempre stato. Ma forse nessuno si occuperà più degli operai "sfrattati" dai rumeni, perché bisognerà intanto occuparsi di quelli che verranno in massa. Al punto che forse ci sarà posto per operai a costo ancor più basso...

Quanti forse, vero? Ma una cosa è certa: la guerra "ricca", quella fatta di jet supersonici, petrolio, gas e tesori dittatoriali da mettere al sicuro in Svizzera, durerà relativamente poco.

La guerra dei disperati (quelli di oggi e quelli che questa "invasione" produrrà) durerà molto di più. Coinvolgerà le generazioni future. E rischia di travolgere leggi, etica e convicimenti dell'Occidente "illuminato" ma costruito sul business selvaggio, perché ognuno vorrà difendere la propria "tana". Casa o lavoro che sia.

POST SCRIPTUM - Prometto: la prossima volta cercherò di parlare di un futuro prossimo roseo. Come i tramonti di questa primavera.

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