I raid aerei alleati tornano a colpire per il terzo giorno consecutivo Tripoli e non risparmiano il cuore del regime libico, la cittadella fortificata di Bab-al-Azizia, a sud della capitale, dove un edificio-bunker adibito probabilmente a quartier generale delle forze del raìs è stato distrutto secondo fonti di stampa britanniche da un missile da crociera Tomahawk lanciato da un sottomarino della Royal Navy su coordinate fornite dalle forze speciali di Londra infiltrate anche nella capitale. Le autorità libiche hanno mostrato ad alcuni giornalisti occidentali l'edificio distrutto che secondo il regime avrebbe ospitato solo uffici posti a poca distanza da abitazioni civili.
Un ufficiale del Pentagono ha reso noto però che l'efficacia del bombardamento del bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli resta ancora poco chiara e l'ammiraglio William Gortney ha precisato che il Colonnello «non è nella lista dei bersagli della coalizione» pur non escludendo che possa venire colpito «a nostra insaputa». Anche il capo di stato maggiore britannico, sir David Richards, ha negato che l'uccisione di Gheddafi sia un obiettivo della coalizione perché la risoluzione dell'Onu «non lo consentirebbe». Fonti governative hanno successivamente riferito alla Bbc che il raìs rappresenta un obiettivo legittimo delle operazioni «ma solo nella misura in cui rappresenta una minaccia per la popolazione».
Gli uomini chiave del regime sono invece sicuramente nel mirino degli insorti che attraverso il sito al-Manara hanno annunciato la morte di uno dei figli di Gheddafi, Khamis, ucciso in seguito alle ferite riportate in un attacco suicida effettuato da un jet libico pilotato da un ufficiale passato dalla parte dei ribelli. Mohammed Mukhtar, questo il nome del pilota che doveva compiere una missione di bombardamento su Ajdabiya, si sarebbe volutamente schiantato con il suo jet contro la caserma di Bab al-Azizia. La notizia che non ha trovato conferme da fonti della coalizione ed è stata seccamente smentita come «senza senso» del governo libico.
Del resto alla "guerra dell'informazione" che da un mese oppone ribelli a governativi si è aggiunta la potente macchina delle operazioni psicologiche statunitensi che diffondono sui canali televisivi e radiofonici inviti alla diserzione e a liberarsi del regime rivolti ai militari del raìs. Protagonisti di questa guerra dell'etere sono gli aerei EC-130 "Commando Solo" del comando forze speciali rischierati dalla Pennsylvania sulla base siciliana di Sigonella.
Khamis Gheddafi, sesto figlio del Colonnello, è alla testa della 32a Brigata, unità d'élite impegnata nei giorni scorsi nell'offensiva verso Bengasi, respinta nelle ultime 48 ore grazie alle incursioni condotte soprattutto dai jet francesi (55 missioni effettuate da sabato) sulle colonne blindate e sui convogli logistici. La situazione militare sul fronte della Cirenaica sembra confusa. I ribelli hanno annunciato di aver ripreso Ajdabiya anche se nella città rimangono sacche di resistenza governative. Unità fedeli al raìs sono però ancora schierate in prossimità di Bengasi e sulla strada del deserto che da Ajdabiya conduce a Tobruk. Proprio in questa zona sarebbero concentrate molte missioni aeree della coalizione che vedono l'impiego anche dei Tornado Ecr italiani dotati di missili antiradar Harm. Le batterie missilistiche antiaeree fisse sono state spazzate via insieme alle basi radar nei primi due giorni da incursioni, come conferma anche il numero limitato di missili aria-terra esplosi ieri a Tripoli, Sirte e Sabah dai jet alleati «passati ora alla fase di pattugliamento» dei cieli libici come ha dichiarato ieri il portavoce del comando statunitense, Vince Crawley.
A protezione delle colonne militari governative sono rimaste però alcune batterie mobili di missili Sa-6 russi e Crotale francesi. Per questo i cacciabombardieri alleati che gestiscono la no-fly zone sono accompagnati dai Tornado italiani (almeno sei quelli impegnati ieri insieme a caccia F-16 e Typhoon), pronti a individuare e colpire le batterie libiche che per lanciare i missili devono accendere i radar di guida. Nelle ultime ore sono entrati in azione, ma pare solo con voli di sorveglianza, anche i jet F-18 spagnoli, gli F-16 belgi e danesi mentre quelli norvegesi hanno raggiunto Suda Bay, base statunitense sull'isola di Creta.
Il settore più difficile per gli insorti resta quello occidentale dove le città di Misurata e Zintan sono sottoposte a pesanti offensive governative. A Misurata fonti locali hanno riferito alla Reuters che le forze fedeli a Gheddafi hanno sparato sulla folla disarmata anche con cecchini e armi pesanti provocando almeno 40 morti e 300 feriti. E un portavoce ha detto che la terza città della Libia sarebbe stata «liberata» Gli insorti accusano i governativi di utilizzare i civili come scudi umani. Notizie difficili da verificare ma pare evidente che, dopo la distruzione delle colonne sorprese in campo aperto, le truppe di Tripoli puntano a concentrarsi nelle aree urbane dove i raid aerei della coalizione sono inibiti dal rischio di colpire la popolazione.
Un ufficiale del Pentagono ha reso noto però che l'efficacia del bombardamento del bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli resta ancora poco chiara e l'ammiraglio William Gortney ha precisato che il Colonnello «non è nella lista dei bersagli della coalizione» pur non escludendo che possa venire colpito «a nostra insaputa». Anche il capo di stato maggiore britannico, sir David Richards, ha negato che l'uccisione di Gheddafi sia un obiettivo della coalizione perché la risoluzione dell'Onu «non lo consentirebbe». Fonti governative hanno successivamente riferito alla Bbc che il raìs rappresenta un obiettivo legittimo delle operazioni «ma solo nella misura in cui rappresenta una minaccia per la popolazione».
Gli uomini chiave del regime sono invece sicuramente nel mirino degli insorti che attraverso il sito al-Manara hanno annunciato la morte di uno dei figli di Gheddafi, Khamis, ucciso in seguito alle ferite riportate in un attacco suicida effettuato da un jet libico pilotato da un ufficiale passato dalla parte dei ribelli. Mohammed Mukhtar, questo il nome del pilota che doveva compiere una missione di bombardamento su Ajdabiya, si sarebbe volutamente schiantato con il suo jet contro la caserma di Bab al-Azizia. La notizia che non ha trovato conferme da fonti della coalizione ed è stata seccamente smentita come «senza senso» del governo libico.
Del resto alla "guerra dell'informazione" che da un mese oppone ribelli a governativi si è aggiunta la potente macchina delle operazioni psicologiche statunitensi che diffondono sui canali televisivi e radiofonici inviti alla diserzione e a liberarsi del regime rivolti ai militari del raìs. Protagonisti di questa guerra dell'etere sono gli aerei EC-130 "Commando Solo" del comando forze speciali rischierati dalla Pennsylvania sulla base siciliana di Sigonella.
Khamis Gheddafi, sesto figlio del Colonnello, è alla testa della 32a Brigata, unità d'élite impegnata nei giorni scorsi nell'offensiva verso Bengasi, respinta nelle ultime 48 ore grazie alle incursioni condotte soprattutto dai jet francesi (55 missioni effettuate da sabato) sulle colonne blindate e sui convogli logistici. La situazione militare sul fronte della Cirenaica sembra confusa. I ribelli hanno annunciato di aver ripreso Ajdabiya anche se nella città rimangono sacche di resistenza governative. Unità fedeli al raìs sono però ancora schierate in prossimità di Bengasi e sulla strada del deserto che da Ajdabiya conduce a Tobruk. Proprio in questa zona sarebbero concentrate molte missioni aeree della coalizione che vedono l'impiego anche dei Tornado Ecr italiani dotati di missili antiradar Harm. Le batterie missilistiche antiaeree fisse sono state spazzate via insieme alle basi radar nei primi due giorni da incursioni, come conferma anche il numero limitato di missili aria-terra esplosi ieri a Tripoli, Sirte e Sabah dai jet alleati «passati ora alla fase di pattugliamento» dei cieli libici come ha dichiarato ieri il portavoce del comando statunitense, Vince Crawley.
A protezione delle colonne militari governative sono rimaste però alcune batterie mobili di missili Sa-6 russi e Crotale francesi. Per questo i cacciabombardieri alleati che gestiscono la no-fly zone sono accompagnati dai Tornado italiani (almeno sei quelli impegnati ieri insieme a caccia F-16 e Typhoon), pronti a individuare e colpire le batterie libiche che per lanciare i missili devono accendere i radar di guida. Nelle ultime ore sono entrati in azione, ma pare solo con voli di sorveglianza, anche i jet F-18 spagnoli, gli F-16 belgi e danesi mentre quelli norvegesi hanno raggiunto Suda Bay, base statunitense sull'isola di Creta.
Il settore più difficile per gli insorti resta quello occidentale dove le città di Misurata e Zintan sono sottoposte a pesanti offensive governative. A Misurata fonti locali hanno riferito alla Reuters che le forze fedeli a Gheddafi hanno sparato sulla folla disarmata anche con cecchini e armi pesanti provocando almeno 40 morti e 300 feriti. E un portavoce ha detto che la terza città della Libia sarebbe stata «liberata» Gli insorti accusano i governativi di utilizzare i civili come scudi umani. Notizie difficili da verificare ma pare evidente che, dopo la distruzione delle colonne sorprese in campo aperto, le truppe di Tripoli puntano a concentrarsi nelle aree urbane dove i raid aerei della coalizione sono inibiti dal rischio di colpire la popolazione.
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