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sabato 12 marzo 2011

12enne accoltellatore di Secondigliano: chi arma la mano di un bambino?

Dobbiamo dire come prima cosa per evitare i luoghi comuni, che Secondigliano non è solo a Secondigliano,ma può essere in ogni angolo della terra. E quindi quello che è successo a Secondigliano nel quartiere masseria cardone periferia a nord di Napoli è un qualcosa che si ripete da anni e anni. E devo dire io che vengo da un quartiere non facile come Scanzano, dove come tutti sanno non è difficile smarrirsi. Ad addolorarmi di più,a preoccuparmi,a pormi degli interrogativi, non è stata tanto l'età o il gesto di quel bambino ma: chi ha armato quella mano,chi ha dettato tanta violenza a quel bambino. A quel coraggio freddo a colpire con violenza senza tener minimamente conto della vita dell'altro. Cosa, chi, ha nutrito di tanta violenza un bambino di soli 13 anni che la portato ad una lite per una partita di pallone a colpire mortalmente con un coltello un suo coetaneo? Una civiltà che premia solo i potenti e i vincenti? La criminalità organizzata? La televisione? La famiglia che non c'è più? La scuola che non ha tentato ancora l'impossibile? Le domande senza risposta sono tante. Ma credo che la matrice e sempre la stessa, e cioè che oggi più di ieri è in atto un lento ma progressivo sgretolamento dei valori, dei sentimenti di colpa che si avvertono sempre più raramente. Ancora una volta, ci troviamo difronte a qualcosa di preoccupante che si ripete da sempre, grazie ai nostri ritardi e ai troppi perché senza risposte. E difronte a questo dramma di dispersione dei valori,di disgusto delle regole, non si può assolvere senza ombra di dubbio prima di tutto la famiglia, ma neppure i quartieri ghetto a misura di mala vita, la scuola, e tanto meno le istituzioni, e neppure me stesso. Resto convinto, che i genitori italiani, per la stragrande maggioranza, sono dei cattivi educatori. Vuoi per eccesso di sentimentalismo, vuoi per ignoranza, vuoi per pigrizia. E dei nostri figli e ciò che attenta alla loro libertà ce ne accorgiamo sempre quando è troppo tardi.

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