FOTO DI STABIA

martedì 1 febbraio 2011

BRAGLIA: "MI SENTO UNO STABIESE"


C’è chi investe sui campioni e chi, come la Juve Stabia, sull’allenatore. E così, in estate, dopo la promozione Manniello e Giglio hanno puntato tutte le loro fisches su Piero Braglia. Un tecnico che la sa lunga e che conosce la Lega Pro come le sue tasche. Di campionati ne ha vinti tanti e dove ha lavorato ha sempre lasciato un ricordo ottimo, basta chiedere a Catanzaro e Pisa, i suoi capolavori. Un allenatore che sfugge a tutti gli stereotipi. Un sanguigno, di quelli che piacciono agli stabiesi. Un toscano sempre pronto alla battuta ma che quando c’è da alzare la voce e bacchettare non si tira indietro. Eppure il suo impatto iniziale non è stato dei migliori. La sua Juve Stabia ha stentato parecchio in avvio di stagione, ha perso qualche gara di troppo al Romeo Menti, e Braglia spesso è stato beccato dai tifosi della tribuna. La società, però, gli ha sempre fatto sentire massima fiducia perchè un progetto non lo si può sconfessare dopo pochi mesi. Adesso guai a parlare male di Piero Braglia. L’allenatore di Grosseto ha conquistato tutti. Per lui parlano i numeri: Juve Stabia quarta in classifica e che diverte il pubblico dal palato fine del Menti. Braglia sembra fatto apposta per la piazza stabiese per il suo modo di allenare e di stare in panchina. Carattere battagliero che ha trasmesso alla squadra. “Questa città è tutt’altra cosa rispetto a come me l’hanno descritta in estate” ha ripetuto spesso l’allenatore toscano. “Ci sono tanti pregiudizi - osserva Braglia - Io mi trovo benissimo a Castellammare e come me anche la squadra. Siamo sempre accolti bene. Non so se è solo quest’anno così ma, da parte mia, non posso che parlare bene di questa città”. Città che l’ha subito adottato e con lui anche i calciatori delle Vespe che sono diventati già dei beniamini. Braglia è un grosso comunicatore e attento ad ogni sfaccettatura. E’ stato lui a promuovere la passeggiata del sabato per le strade di Castellammare prima delle partite: “Penso che sia giusto - ammette il tecnico - Non possiamo limitarci a vivere solo a Sorrento. Credo che cercare il contatto con i tifosi siamo produttivo perchè ti permette di capire le varie problematiche. E’ riduttivo trascorrere a Castellammare solo le due ore circoscritte agli allenamenti. Credo che i calciatori si stiano avvicinando alla gente e molti stanno anche cercando casa a Castellammare proprio perchè hanno capito che è una città vivibile”. E, a proposito di città vivibile, Piero Braglia esalta le bellezze della città stabiese. “A Castellammare c’è il mare, la montagna e le terme - evidenzia l’allenatore toscano - Ditemi cosa altro manca?”. E in questi mesi di permanenza a Castellammare di Stabia Pierino Braglia ha avuto modo anche di conoscere le tradizioni e la cucina locale. “Tra una bistecchia alla fiorentina o una pizza sceglierei sempre la pizza” rivela Braglia. Una città e una squadra che sembra essersi entrata già dentro anche se lui, come spesso ripete, è un tipo che non si lega mai a vita ad una società. Braglia, quando può, si fa raggiungere anche dai suoi familiari. L’allenatore delle Vespe ha tre figli ma non tutti coltivano la passione del calcio. “Il primo è veterinario - spiega l’allenatore - Poi c’è mia figlia che studia ingegneria biomedica. Thomas, il terzo, frequenta la seconda media e gioca a calcio in una squadra di Montecatini”. E a proposito della moglie Braglia svela anche un aneddoto curioso: “E’ stata una sola volta al Menti e si è allagato il campo di gioco”. L’allenatore si riferisce alla partita in notturna contro l’Atletico Roma. “No, diciamo che anche i miei figli sono venuti a vedere la Juve Stabia e lo faranno ancora”. Da calciatore Braglia è stato un centrocampista, il classico uomo d’ordine e ha vestito le maglie di Cremonese, Fiorentina, Catanzaro, Triestina e Catania. “Se dovessi individuare un calciatore in cui mi rivedo dico Ciro Danucci - ammette candidamente Braglia - Lui, a differenza di me, s’incazza di meno”. Guai a dirgli che è la prima volta nella sua lunga carriera di allenatore che si è affidato ai giovani. “Alla Sangiovannese facevo giocare Sarno che aveva 17 anni. A Foggia avevo Pazienza e Brienza, tutti e due 18enni”, ricorda con orgoglio Braglia. Dopo la vittoria in coppa Italia sul Cosenza il tecnico della Juve Stabia ha tessuto le lodi della società stabiese e non è la prima volta. E Braglia descrive anche Manniello e Giglio: “Giglio è un grande. Fino ad un minuto prima della partita ti trasmette una serenità unica - spiega l’allenatore - E’ un presidente che sta sempre accanto alla squadra. Manniello, invece, è più addentro ai conti della società. Lui mi chiama sempre il lunedì per confrontarsi. Diciamo che a volte in lui esce fuori l’aspetto del tifoso anche quando c’è da prendere i calciatori. In linea di massima sono molto affiatati”. Toscana, culla di tanti scrittori ma anche di allenatori illustri. E nel giro di pochi chilometri, a Napoli, c’è Walter Mazzarri. Con lui al comando gli azzurri stanno ottenendo risultati eccezionali. Braglia e Mazzarri: due tecnici che sembrano somigliarsi. “No, non scherziamo, siamo su due pianeti differenti - replica Braglia - Lo conosco, abbiamo fatto il corso insieme. Lui è uno pignolo che dove ha allenato ha sempre lasciato tracce importanti”. E la stessa cosa vale per Braglia che a Catanzaro e Pisa è ricordato come un totem viste le due promozione in B ottenute. Restando in tema di serie A Braglia indica anche le sue favorite per lo scudetto: “Milan e Inter” e il Napoli? “Non credo sia ancora attrezzato. Deve colmare ancora dei gap, tra cui quello della personalità”. Scendendo di categoria si arriva alla Prima Divisione dominata dalla Nocerina. “Credo che il campionato lo possono perdere solo loro - ammette Braglia - Meritano i complimenti per il loro rendimento”. Nocerina e Juve Stabia sono forse le due squadre che nel girone B esprimono il calcio migliore. “Sono contento di quello che stanno facendo i miei calciatori - conclude l’allenatore della Juve Stabia - Però sappiamo che non possiamo mai mollare di un centimetro perchè ci si dimentica di tutto in fretta”. E se lo dice Braglia non c’è che credergli ma, con lui, questo rischio è minimo perchè è uno che sa tenere il gruppo sulla corda e che quando c’è da fare scelte importanti non si tira indietro.

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