Dal palazzo del Quirinale a reti unificate, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è rivolto soprattutto ai giovani. Con un saluto alle italiane e agli italiani di ogni generazione il presidente ha iniziato un discorso «dedicato ai giovani che vedono il tempo delle scelte e cercano occupazione». A loro ha detto che «i problemi che sentono sono gli stessi che si pongono per futuro dell'Italia». Il presidente ha espresso a più riprese la sua preoccupazione per i malesseri del Paese, stigmatizzando, come già nei mesi scorsi, «il distacco allarmante tra politica, società, forze sociali e giovani generazioni». Nel suo discorso Napolitano ha ribadito l'esigenza di uno «spirito di condivisione delle sfide» definendolo lo strumento affinché si possa fare un«salto di qualità della politica», in modo che questa riprenda dignità e diventi capace di «offrire riferimento e guida».
Il presidente nel suo discorso ha parlato di un «malessere diffuso» e un «distacco allarmante» tra la politica e la società, tra il Palazzo e la gente: è un segnale da non sottovalutare e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto di nuovo che la politica faccia un «salto di qualità», che ritrovi dignità.
Un grande problema, sostiene il presidente, è «l'indispensabile elevamento della produttività», ha detto senza citare la Fiat, «augurandosi che il difficile confronto in atto evolva in modo costruttivo». E rafforzare la competitività del sistema-paese richiede per Giorgio Napolitano «il superamento di molti ritardi, di evidenti fragilità, comporta lo scioglimento di molti nodi riconducibili a riforme finora mancate». Ci vuole «coraggio politico e sociale» per fare queste cose, per dare risposte al malessere e alle disuguaglianze sociali, all'impoverimento degli operai e dei ceti medi «specie nelle famiglie con più figli e un solo reddito», e soprattutto di fonte alla piaga della disoccupazione che da tre anni cresce «sotto l'urto della crisi globale». Quindi il Presidente rilancia la riforma fiscale.
Alla sua città natale, Napoli, il presidente ha dedicato un passaggio del discorso, quando verso la conclusione, ha esortato gli italiani a fare «tutti la loro parte», «quanti hanno maggiori responsabilità - e ne debbono rispondere - nella politica e nelle istituzioni, nell’economia e nella società, ma in pari tempo ogni comunità, ogni cittadino. Dovunque - ha affermato Napolitano - anche a Napoli: lasciatemi rivolgere queste parole di incitamento a una città per la cui condizione attuale provo sofferenza come molti in Italia. Faccia anche a Napoli la sua parte ogni istituzione, ogni cittadino, nello spirito di un impegno comune, senza cedere al fatalismo e senza tirarsi indietro».
Ancora sui giovani si sono fermate le parole del presidente secondo il quale i dati sulla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, devono diventare «l'assillo» del Paese. «Gli ultimi dati - ha detto il capo dello Stato - ci dicono che le persone in cerca di occupazione sono tornate a superare i due milioni, di cui quasi uno nel Mezzogiorno; e che il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 anni e i 24, ecco di nuovo il discorso sui giovani nel suo aspetto più drammatico, ha raggiunto il 24,7% nel paese, il 35,2% nel Mezzogiorno e ancor più tra le giovani donne. Sono dati - ha concluso Napolitano - che debbono diventare l'assillo comune della nazione. Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia: ed è in scacco la democrazia».
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