- La cassa integrazione guadagni
- I contratti di solidarietà
- La mobilità
- Gli ammortizzatori sociali "in deroga"
- I licenziamenti collettivi
- I lavori socialmente utili
- L'indennità ordinaria di disoccupazione
- La dichiarazione di disponibilità
- La normativa per il settore edile
- Il trasferimento dell'azienda in crisi
- Il prepensionamento
Viste le tante domande che i lavoratori stabiesi si fanno in questi giorni, è considerando il grande momento di crisi ho voluto numerare le 11 più frequenti. In Italia esiste un articolato sistema di ammortizzatori sociali, cioè interventi volti a mitigare gli effetti sociali della perdita del lavoro, che tuttavia mostra vistosi limiti.
Il sistema attuale, valido per le sole aziende con oltre 15 dipendenti nel settore industriale e indotto e della grande distribuzione, può essere cosi riassunto:
- se l'azienda e colpita da crisi, temporanea o strutturale, il cui superamento permetterà di mantenere gli stessi livelli occupazionali è previsto l'intervento della cassa integrazione guadagni (cig) ordinaria o straordinaria;
- se l'azienda non è in grado di mantenere gli stessi livelli occupazionali è previsto l'avvio di procedure che portano ai licenziamenti collettivi e alla conseguente collocazione in mobilità dei lavoratori licenziati con relative indennità; in alternativa, si può ricorrere ai contratti di solidarietà.
Coloro che restano esclusi da questo sistema hanno diritto, in caso di licenziamento, indipendentemente dal numero di addetti e del settore di provenienza, all'indennità di disoccupazione.
Il tradizionale difetto di questo complesso di interventi sta nel carattere quasi esclusivamente assistenziale, senza collegare le indennità a interventi mirati alla ricollocazione dei disoccupati. Inoltre, in questi ultimi anni i cambiamenti dell'economia, che hanno esposto sempre nuove aziende e interi settori a una maggiore concorrenza, anche internazionale, hanno evidenziato un ineludibile problema di equità. L'attuale sistema, infatti, tutela soprattutto i lavoratori sospesi o licenziati dalle grandi imprese dei settori industriale e commerciale, mentre per tutti gli altri c'è solo l'indennità di disoccupazione che, nonostante i miglioramenti apportati nel tempo, eroga prestazioni esigue rispetto a quelle previste nei settori suddetti, senza contare i lavoratori con contratti di lavoro flessibile.
Da diversi anni, per offrire coperture proprio ai lavoratori esclusi, è stato attivato il sistema dei cosiddetti ammortizzatori sociali in deroga, in base alla quale i dipendenti di aziende non appartenenti ai settori visti sopra e con numero di dipendenti inferiore a 15 possono usufruire, sulla base di accordi sindacali in sede istituzionale, della cassa integrazione e della mobilità entro i limiti finanziari stabiliti annualmente.
Proprio gli ammortizzatori in deroga, potenziati negli stanziamenti, sono stati utilizzati negli ultimi 2 anni e continueranno ad esserlo per fronteggiare la crisi produttiva in atto dall'autunno 2008. Va osservato che, se lo strumento degli ammortizzatori in deroga è stato l'unico utilizzabile nell'immediato per poter assicurare la tutela del reddito ai lavoratori colpiti dalla crisi, si presta tuttavia a critiche non di poco conto, poiché il sistema degli ammortizzatori sociali a regime è finanziato con contributi che l'imprese pagano all'INPS, mentre gli ammortizzatori in deroga sono a carico della fiscalità generale e ciò deresponsabilizza le aziende che lo utilizzano.E' dunque sempre più urgente una riforma che renda più equa e finanziariamente sostenibile la materia, magari ricercando soluzioni specifiche per le imprese più piccole.
Ciò premesso, vi descriveremo nei giorni avvenire i tratti fondamentali del sistema di ammortizzatori sociali, come emergono da una lettura coordinata delle normative in vigore, resa difficile dalla complessità del sistema e dalla stratificazione legislativa negli anni, nonché dalle modifiche più recenti volte a rendere più flessibile e utilizzabile il sistema di ammortizzatori in un momento di forte crisi produttiva.
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