Il Piano per il Sud è stato presentato ieri dal premier Silvio Berlusconi e da quasi l’intero governo alle parti sociali. Il Sud è «un problema nazionale», ha detto il presidente del Consiglio, annunciando «provvedimenti sostanziosi» e la «concentrazione di fondi su iniziative strategiche per non disperdere le risorse in mille rivoli». Questo Piano è «una parte qualificante, la base del Piano che l’Italia presenterà all’Europa», ha sottolineato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
L’attuazione del Piano per il Sud «sarà tempestiva e rapida: entro trenta giorni ci sarà l’approvazione di ogni singolo punto», ha afferma il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, che ieri ha illustrato le linee generali del provvedimento a parti sociali, Regioni del Centro-Sud, Province e Comuni, in quattro diversi incontri. Oggi il Piano riceverà il primo via libera dal Consiglio dei Ministri, seguito dall’approvazione della delibera Cipe necessaria alla sua copertura finanziaria, attraverso la riprogrammazione dei fondi strutturali europei e il Fas non spesi o bloccati. In totale, per finanziare gli interventi per il Mezzogiorno, la segretaria della Cgil Susanna Camusso afferma che sono «nominalmente» disponibili 75-80 miliardi di euro, mentre alle Regioni e agli enti locali non sono state date cifre.
Il ministro Fitto, al termine della riunione con i governatori, fa solo riferimento alla delibera Cipe del luglio scorso per verificare l’utilizzo dei fondi Ue da parte delle Regioni. E infatti «una parte della copertura del Piano – spiega – proverrà dal fondo Fas, ingenti risorse non spese, non programmate, non impegnate, che rischiano di essere perse. Nella vecchia programmazione (200-2006 ndr) le risorse non spese – prosegue il ministro – sono state superiori al 50%, c’è poi lo sblocco del Fas della nuova programmazione», quella 2007-2013. Fitto, che aveva finora indicato solo gli otto punti del Piano – infrastrutture, ricerca, scuola, giustizia, sicurezza, pubblica amministrazione e servizi pubblici locali, incentivi alle imprese e Banca per il Sud – entra nel merito dei provvedimenti per attuarlo: un decreto ministeriale sulla perequazione infrastrutturale ed un decreto legislativo sulla riforma della governance dei fondi strutturali, in attuazione degli articoli 22 e 16 della legge 42 sul federalismo fiscale.
Un modo per «concentrare le risorse su interventi strategici», in linea con la strategia Ue e «il V rapporto sulle politiche di coesione». Ma ci sarà anche una riforma degli incentivi alle Pmi che «riguarderà l’automatismo del meccanismo», cioè il decreto che rilancia il credito d’imposta, che il Ministro Romani sta definendo.
Al presidente della Basilicata Vito De Filippo non sembra ci sia da parte del governo «uno sforzo finanziario per il Mezzogiorno, vengono solo spostati soldi da una parte all’altra e alla fine per il Sud non c’è un euro in più». Il governatore si chiede come mai lo Stato, per realizzare interventi infrastrutturali «ordinari al Nord, come caserme, strade o ferrovie, al Sud necessita di un piano straordinario». E trova «paradossale» che si rastrellino «nuovi fondi da impegnare per la Salerno- Reggio-Calabria» dando la colpa alle amministrazioni meridionali, quando «la partita è da sempre nelle mani di una grande agenzia statale, l’Anas». L’assessore pugliese al Mezzogiorno e al Federalismo, Marida Dentamaro, parla di «un impegno per il Sud solo annunciato» e denuncia la centralizzazione della gestione dei fondi Ue «su cui l’ultima parola spetterà al governo, cosa che preoccupa le Regioni del Centro-Sud governate dal centrosinistra».
Ma come è stato, secondo il ministro pugliese, l’accoglienza del Piano? «Mi sembra che sostanzialmente il giudizio dei presidenti delle Regioni sia fortemente positivo, anche se differenziato, e nell’incontro con le parti sociali solo il segretario della Cgil si è riservata di sospendere il giudizio». E le posizioni di Puglia e Basilicata? «Mi sembra che il loro – conclude - sia un dissenso preventivo».
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