FOTO DI STABIA

sabato 10 novembre 2012

MISTER STRIP ITALIA: DOMENICA L’ULTIMA SELEZIONE CAMPANA PRIMA DEL GRAN FINALE


Chili di muscoli che trasudano di sensualità ed erotismo, corpi semi-nudi rilevati da oli profumati che ne evidenziano la voluttuosa prestanza, un mix esplosivo di eros, bellezza e talento alla mercé di una giuria di esperti che dovrà scegliere il migliore. Questo, ma non solo, all'ultima tappa di selezione per accedere alla finalissima regionale di “MISTER STRIP ITALIA”, concorso che quest’anno è giunto alla sua 4^ edizione. I migliori spogliarellisti nostrani, infatti, si daranno battaglia a suon di movimenti sinuosi e sguardi ammiccanti per provocare e stupire e conquistare una delle prime due piazze disponibili per l’epilogo nazionale in quel di Desenzano del Garda, il 9 dicembre prossimo. Teatro della kermesse sarà, l’11 e il 25 novembre, uno dei locali cult della movida partenopea, quel “Salutame a Soreta” (in Melito, alla via Circumvallazione esterna, 19) da anni centro nevralgico del Saturday & Sunday Night campano. A condurre la serata una “folle” coppia di show-girls sui generis: le DragStickQueen, tra le regine del travestitismo italiano. Lazia Tiffany e Jasmine, infatti, animeranno l’evento a colpi di battute irriverenti e stacchetti musicali sorprendenti. Interviste hot, poi, trascineranno la manifestazione in modo originale, colorato ed esilarante. Presidente di giuria, il giornalista, autore e conduttore televisivo Stefano Di Capua coadiuvato in cabina di regia dall’organizzatrice di eventi, Selvaggia Pignacorelli. Con loro, tra gli altri, anche la top model russa, Yuliya Storozhenko, lo stylist di moda, Angelo Fienga per Vogut Couture, Luigi Di Biase per Eurosocap, Veronica Aveta da Notti Brave e la dottoressa Rosa Ucci con Pablo Ramirez.
Una grande festa che, al di là della burla, vuole anche proporsi come momento di riflessione sull’emancipazione di una società sempre più proiettata verso il rispetto culturale e la parità dei diritti, in un contesto, come quello del travestitismo e dello strip-tease, in cui molto spesso i preconcetti hanno rappresentato un ostacolo ingombrante. Professionalità, arte e intrattenimento, dunque, gli ingredienti giusti per una serata che si preannuncia spettacolare.

domenica 20 maggio 2012

L'Indotto riparte lentamente
















domenica 15 aprile 2012

Poesie e riflessioni sulla vita


Poesie e riflessioni sulla vita
Questo post è dedicato a dei grandi uomini e alle loro poesie che sono riflessioni sulla vita. Bellissimo e intrigante, è il loro modo di vedere e analizzare i vari aspetti della vita e la quotidianità: "Ti auguro di vivere" di Jean Debruynne, "Un dono" di Mahatma Gandhi, " Solo per oggi" di Papa Giovanni XXIII e " Riflessioni sulla vita" di Martin Luther King
La vita è  una cosa meravigliosa, ma è anche una battaglia, un insieme di emozioni, di esperienze. Sono proprio queste emozioni ed esperienze, le  paure e i sogni, che nascono in noi, che ci trasformano ogni giorno, ad ogni passo. La vita a volte può essere un punto d'arrivo, ma è duro arrivarci perchè la strada è piena di ostacoli o un viaggio meraviglioso da condividere con chi si vuole bene o con se stessi o addirittura un viaggio verso l'ignoto, ma  godendo a pieno le cose che ci capitano, perché potrebbero non accadere più.
Insomma la vita è sempre bella, quando si ride, quando si piange e anche quando si urla. La vita è una grande opportunità che ci è stata data, tocca a noi  costruirla e in qualche modo gestirla. Vivere significa fare il meglio che si può, per se stessi e ... anche per gli altri. La vita è speranza e sfida, è crescere e conoscere, imparare...  La vita è essere vivi, non si può spiegare con le parole, bisogna solo viverla!
TI AUGURO DI VIVERE
Ti auguro di vivere
senza lasciarti comprare dal denaro.
Ti auguro di vivere
senza marca, senza etichetta,
senza distinzione,
senza altro nome
che quello di uomo.
Ti auguro di vivere
senza rendere nessuno tua vittima.
Ti auguro di vivere
senza sospettare o condannare
nemmeno a fior di labbra.
Ti auguro di vivere in un mondo
dove ognuno abbia il diritto
di diventare tuo fratello
e farsi tuo prossimo.
di Jean Debruynne
*
UN DONO
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.
di Mahatma Gandhi
*
SOLO PER OGGI
Decalogo della quotidianità di papa Giovanni XXIII
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
di papa Giovanni XXIII
*
RIFLESSIONI SULLA VITA
(...) Ognuno può essere grande... perché ognuno può servire. Non è necessario avere una laurea per servire. Non è necessario concordare soggetto e verbo per servire. E' necessario solamente un cuore pieno di grazia. Un'anima generata dall'amore.
(M. L. King)

giovedì 26 gennaio 2012

Simone Esposito d'oro ai regionali indoor


Di: Corritopolino

DECRETO LIBERALIZZAZIONI


UNA TRUFFA PER I LAVORATORI E LA POVERA GENTE. 
UN VANTAGGIO  PER BANCHE, INDUSTRIALI, COSTRUTTORI, ASSICURAZIONI, PETROLIERI


Il governo vara le “liberalizzazioni” e tutta la stampa borghese confeziona uno spot propagandistico trionfale: “tutelati i consumatori”,”provvedimenti per la crescita”, “ colpite le corporazioni ”.. Il tentativo è quello di vendere all'opinione pubblica, ed in particolare al lavoro dipendente, l'immagine di un governo che compensa i sacrifici imposti sulle pensioni, sulle prima casa, sull'IRPEF, con un colpo ai privilegi dei “ricchi”.
  
La verità non è “diversa”: è opposta. 
Le misure del governo colpiscono duramente solo i settori popolari della piccola proprietà e dei servizi ( tassisti, edicolanti, gestori non proprietari delle pompe di benzina). A tutto vantaggio di banche, assicurazioni, industriali, costruttori, petrolieri: che ingrassano ulteriormente le proprie posizioni sociali e di potere. 
Basta leggere il decreto. 


UN DECRETO PER LE BANCHE 
Le banche escono rafforzate. Incassano l'obbligo di apertura dei conti correnti “base” di milioni di pensionati poveri ( già varato dal decreto salva Italia) senza alcuna gratuità del servizio: il governo prevede unicamente un possibile “tetto” alle commissioni. Risultato? Un guadagno netto per i banchieri sulla pelle di tanta povera gente. Non solo. Le banche ottengono assieme alle imprese il libero ingresso dei capitali privati nel “finanziamento, realizzazione,gestione” delle infrastrutture ( project financing). Cosa significa? Che avranno la possibilità di partecipare agli utili di gestione per rifarsi, con gli interessi, delle spese di finanziamento. Come? Per esempio spingendo per elevare i prezzi del servizio ( altro che protezione dei consumatori!). 
Ancora. Le banche possono entrare nel nuovo business dei servizi pubblici locali e delle ferrovie. I servizi pubblici locali dovranno essere messi a gara a partire dai 200000 euro di contratto ( non più 900000). Chi possiede oggi i capitali adeguati  per mangiarsi la torta? Le banche innanzitutto che si rifaranno sui prezzi. Le ferrovie a loro volta diventano libero mercato non solo sull'alta velocità, ma sugli stessi treni pendolari che dovranno essere messi a gara: è facile immaginare che essendo meno “appetibili” per i profitti saranno comprati a prezzi stracciati, e quindi richiederanno costi del lavoro altrettanto stracciati. Soluzione: consentire ai privati acquirenti di calpestare il contratto nazionale ferrovieri. Domanda: chi sono i primi soggetti titolati ad entrare nel nuovo mercato? I capitalisti e i banchieri. Che con Banca Intesa partecipano già a pieno titolo all'impresa di Montezemolo e Della Valle in fatto di treni di lusso. Chi è il ministro che ha varato il decreto? L'ex amministratore delegato di Banca Intesa. I conti tornano. 
Nel frattempo le banche continueranno a gestire il binomio ricattatorio mutuo/polizza ( il “dovere” di esibire altre possibili polizze è ridicolo). Mentre i lavoratori bancari si ritrovano un contratto che allunga l'orario di lavoro, abbatte i salari dei nuovi assunti, accresce i poteri delle banche nella gestione dei rapporti di lavoro. Ecco la “liberalizzazione”: la massima libertà ..dei banchieri contro lavoratori e clienti. 

PETROLIERI: LA LIBERALIZZAZIONE DELLA TRIVELLA

   I petrolieri plaudono al decreto. Hanno ragione. La propaganda li annunciava come vittime designate dell'operazione. Ne escono rafforzati. La vendita annunciata delle azioni detenute nella rete di trasporto del gas( Snam) era già stata proposta dalla stessa Eni e può essere un buon affare per la compagnia ( v. intervista di Scaroni al Corriere del 22/1). Per il resto, tutto come prima, e meglio di prima per i petrolieri. I petrolieri ottengono la libertà di trivellare nelle stesse “aree protette” ( articolo 17 del decreto). E sapete la ragione? Il fatto che le famose agenzie di rating nel valutare la solvibilità di un paese verso le banche, e quindi le sue potenzialità di sviluppo economico, misurano il suo grado di autosufficienza in  tema di idrocarburi. Più alto è il numero delle trivelle ( e lo scempio di ambiente e salute), più i banchieri apprezzano! Il resto del decreto in tema di benzinai, si pone sullo stesso solco. Solo i proprietari degli impianti di distribuzione del carburante potranno scegliere la compagnia da cui servirsi. Ma sono 500 su 25000. Per gli altri 24500 le cose peggiorano: i petrolieri potranno fissare le condizioni contrattuali che vogliono con ogni singolo benzinaio, senza nessuna tutela, nessuna contrattazione collettiva. Ecco la “liberalizzazione”: la massima “libertà”.. dei petrolieri. Contro i gestori non proprietari, più servi di prima delle compagnie, e contro i consumatori: che continueranno a pagare un costo enorme per un litro di benzina. 

MENO TASSE AI COSTRUTTORI 

I costruttori non sono da meno. Il decreto riduce la tassa dell' IMU sui cosiddetti immobili di “magazzino”, cioè sugli immobili invenduti. Siccome i tempi delle compravendite di case sono più lunghi in tempi di crisi, si tratta di un bel regalo. Cui si aggiunge la parallela riduzione dell'IVA, e l'abolizione della tassa prevista dal 1949 che imponeva ai costruttori di accantonare il 2/% di un opera pubblica per il suo abbellimento ( opere d'arte, giardini, e simili). La qualità della vita può attendere, assieme all'estetica di un quartiere. Sommando a tutto questo il libero ingresso nella partita del project financing, in particolare nella costruzione delle nuove carceri, si tratta di un bottino rilevante. In compenso continueranno a crepare senza cura migliaia di lavoratori supersfruttati che affollano i cantieri edili, privi di tutela e di riconoscibilità. La “liberalizzazione” riguarda la libertà.. dei loro padroni, non la loro. 

LE ASSICURAZIONI.. RASSICURATE

Le Assicurazioni partecipano all'affare. Ed è buffo. Per anni si è blaterato sulla necessità di porre un freno all'arroganza delle assicurazioni, al caro auto, all'”onnipotenza” del settore. Persino la stampa borghese liberale ha chiacchierato spesso al riguardo. Risultato? Il decreto rassicura.. le Assicurazioni. Dà ad esse la possibilità di riparare direttamente il guasto legato all'incidente con proprie officine convenzionate. Chi non si fidasse dell'assicurazione, chi temesse una riparazione al ribasso per qualità dei pezzi ( ed è indubbio che un officina legata alla assicurazione lavorerebbe al massimo ribasso), ha la possibilità di chiedere il contante: ma alla condizione di rinunciare al 30% di ciò che gli è dovuto. In altri termini: per difendere l' assicurazione dal rischio frode da parte del cliente, si espone il cliente alla probabile frode dell'assicurazione.  Quanto al vantaggio per i consumatori,solo un cretino può pensare che tutto questo comporti un abbassamento delle tariffe delle assicurazioni. Lo stesso vale per la trovata dell'esibizione da parte dell'agente  assicurativo di tre diverse polizze di altre compagnie. Siccome l'agente è dipendente della propria compagnia ( “monomandatario”) è del tutto evidente che non farà propaganda  per la concorrenza, a meno di non voler perdere il posto. Persino Sole 24 Ore, grande sponsorizzatore delle liberalizzazioni, non ce l'ha fatta a vendere quest'ultima patacca(v. Sole 24 Ore 21/1). Si conferma dunque la regola generale: l'unica libertà che si tutela è quella del capitale.

 LA “GIUSTIZIA” DEGLI INDUSTRIALI 

Gli industriali sono, assieme ai banchieri, i sostenitori più entusiasti del decreto. Lo credo. Alla vigilia dell'annunciato incasso sulla maggiore libertà di licenziamento, assaporano le delizie delle liberalizzazioni. Dopo aver ottenuto dal governo la riduzione dell'IRAP ( a danno della sanità pubblica), la riduzione dell'IRES per gli investimenti di capitalizzazione, 6 miliardi di incentivi ACE, 20 miliardi per il fondo di garanzia dei crediti alle PMI, Confindustria ottiene oggi altre regalie. Innanzitutto l'apertura del mercato delle infrastrutture e dei servizi pubblici locali. E poi l'incasso annunciato di 60/80 miliardi di rimborsi da parte delle pubbliche amministrazioni: 5 miliardi sono subito stanziati come acconto, gli altri si pensa di darli, eventualmente ( e su richiesta delle imprese), attraverso BOT e BTP. Le imprese venderebbero a loro volta questi titoli, capitalizzando il ricavato. Lo stesso ministro Passera che ha bastonato lavoratori e pensionati per ragioni di “debito pubblico”, oggi dichiara che il mastodontico rimborso pubblico agli industriali non insidierà il debito italiano. E' la riprova che il debito è solo questione di classe e non di numeri. Ma c'è dell'altro. Confindustria ottiene la sua “riforma della Giustizia”: una magistratura speciale e rapida chiamata a dirimere in tempi record le controversie societarie. I comuni cittadini che attendono da anni, e forse invano, la soddisfazione delle proprie ragioni nelle aule di giustizia, non solo dovranno ancora aspettare, ma dovranno mettersi in coda agli industriali, cui lo Stato borghese da la precedenza. Gli industriali sono più uguali degli altri. Per loro si trovano a tambur battente quelle risorse, strutture, uomini, che non si trovano per la “Giustizia” ordinaria. Perchè? Perchè- si osserva- i “mercati” finanziari giudicano le opportunità di investimento in un paese anche in base ai tempi di risoluzione delle controversie giudiziarie in cui le imprese possono incappare. Insomma: è il mercato che fa il tribunale. Non poteva esserci illustrazione  simbolica più semplice della natura di classe della “Giustizia” in regime capitalista. 

IL MONDO DEL LAVORO PRENDA LA TESTA DELLA DISPERAZIONE SOCIALE


E' necessario denunciare e contrastare questa truffa. Tutti i partiti borghesi la sostengono, a partire dal PD. 
Di Pietro apre nuovamente al governo ( dopo il voto di fiducia iniziale) dichiarando che.. ha finalmente copiato il suo programma. Le sinistre balbettano. Con Vendola unicamente interessato ( assieme a Di Pietro) a non farsi scaricare dal PD. E la burocrazia CGIL unicamente interessata a non essere scaricata da Confindustria. E' penoso e irresponsabile. 
  
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL)- sin dall'inizio all'opposizione del governo e del PD che lo sostiene- pone tanto più oggi la necessità di una mobilitazione generale del mondo del lavoro contro il governo degli industriali e dei banchieri. Non è possibile continuare a subire passivamente l'onda d'urto della politica dominante e della sua propaganda. E non è possibile limitare la protesta a qualche ora di sciopero o a qualche manifestazione ordinaria. La crisi sociale va precipitando, e si annunciano due anni di nuova recessione. La distruzione del contratto nazionale di lavoro è in atto, e non solo tra i metalmeccanici. La FIOM viene sbattuta fuori dalle fabbriche, come non accadeva dagli anni 30. Vasti settori di piccola borghesia impoverita e allo sbando, subiscono i colpi congiunti della crisi capitalista e del governo del capitale: e accumulano un senso di disperazione. Se a tutto questo non corrisponderà una opposizione di massa, unitaria , radicale, continuativa, da parte del mondo del lavoro, capace di unificare attorno a sè la disperazione sociale delle più grandi masse popolari, questa disperazione cercherà prima o poi nuovi riferimenti e canali contro i lavoratori italiani. Questo è il rischio. E' dunque l'ora della svolta. Il PCL si batterà in questa direzione, con tutte le proprie forze, e in ogni sede.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI


mercoledì 25 gennaio 2012

Riflessione in margine alla visita in Fiat e a un'episodio di contestazione. Ichino visita lo stabilimento di Pomigliano



Lettera sul lavoro pubblicata sul Cornere della Sera del  24 gennaio 2 0 I 2

Caro Direttore, venerdì mattina ho visitato in ogni reparto il nuovo stabilimento della Fiat di
Pomigliano. Il pomeriggio dello stesso giorno, all'Università di Napoli, ho assistito all'intervento
urlato di un gruppo di contestatori  uno dei loro slogan era "contro Marchionne e contro il
precariato". Ho provato una stretta al cuore per l'inganno di cui quei ragazzi sono vittime. E per la
responsabilità grave che tanta parte della sinistra italiana si assume demonizzando un insediamento
industriale come questo.
Ho visto moltissime fabbriche metalmeccaniche; ma una come questa di Pomigliano non
l'ho vista mai. Non mi riferisco all'esercito dei robot del reparto lastratura, che compiono
interamente da soli il lavoro più pesante e pericoloso: il montaggio e la saldatura della scocca, la
struttura della Panda. Mi ha impressionato molto di piu il resto della fabbrica, dove a operare
direttamente sono le persone. La prima cosa che mi ha colpito è stata l'assenza di rumore,
l' ampiezza degli spazi, la distribuzione della luce, l' azzurro della rete dei vialetti, con strisce
spartitraffico e passaggi pedonali, che attraversano le zone di lavoro; gli uffici con le pareti di
cristallo collocati inmezzo al percorso del montaggio, quasi a sottolineare il superamento di ogni
distinzione tra operai e impiegati. Poi il serpentone giallo: la nuova "catena" che catena non è più,
collocata su di un largo nastro di parquet tirato a lucido, che si sposta lentamente, dove anche a me
estraneo viene consentito di muovermi liberamente nei larghi spazi tra una postazione e l'altra.
Tutto è strutturato in funzione della persona che lavora: è la scocca ad abbassarsi o rovesciarsi, non
le braccia ad alzarsi.I lavoratori, per lo più giovani, ragazzi e ragazze, tutti con una tuta bianca
pulitissima, suddivisi in gruppi di cinque o sei e tra loro intercambiabili. Scelgo a caso quelli o
quelle con cui parlare a tu per tu. Tutti mi dicono che la nuova organizzazione è meno pesante della
precedente.La paga-base mensile lorda di un quinto livello, qui, è sopra i 1700 euro, quasi 1550 per
un terzo livello; poi ci sono il premio e gli scatti; quando entrerà in funzione il terzo turno, a questi
si aggiungerà il compenso per l'ora e mezza media settimanale di straordinario e la maggiorazione
per il lavoro nottumo.
Uscito di lì, attraversando le vie sdrucite della periferia di Napoli, mi frulla per la testa la
frase più benevola che ho sentito dalle mie parti politiche riguardo a questo stabilimento due anni
fa, quando si discuteva del progetto "Fabbricaltalia": "Sì, purché sia un'eccezione". Ma perché
questa diffidenza? Solo per le due deroghe marginali che il progetto comportava rispetto al contratto
collettivo nazionale, delle quali la più rilevante riguardava appunto la possibilità di un'ora e mezza
di straordinario alla settimana? A me sembra che dovremmo, semmai, auspicare altri cento
stabilimenti come questo per lo sviluppo del nostro Mezzogiorno, per rimettere in moto la crescita
del nostro Paese. Altro che "un'eccezione"!
Oggi l'obiezione è che a Pomigliano si viola la democrazia sindacale, perché non viene
riconosciuto il diritto della Fiom-Cgil a una rappresentanza in fabbrica. Questo è il
risultato - conforme, peraltro, alla legge vigente - del rifiuto opposto dalla stessa Fiom alla firma di
qualsiasi contratto collettivo applicato dalla Fiat. Cambiamo questa norrna. Però l'attacco
violentissimo contro il piano "Fabbrica ltalia" è venuto molto prima che sorgesse il problema della
rappresentanza sindacale. E la gueniglia giudiziaria contro il progetto, I'opposizione a che qualche
cosa di simile a Pomigliano si faccia anche altrove, prescinde da questo particolare problema.
Si dice, ancora: "La Fiat non ha chiarito il suo piano industriale". Sarà; ma qui c'è un
investimento colossale che sta dando lavoro per almeno quattro anni a migliaia di persone; e lavoro
di alta produttività e qualità, relativamente ben retribuito. Chiediamo pure chiarimenti ulteriori sul
futuro, ma qui c'è già qualcosa di chiarissimo per il presente, che stiamo disprezzando senza
neppure degnarlo di uno sguardo (il sindaco di Napoli De Magistris ha rifiutato di visitare lo
stabilimento!). Oltretutto, disprezzandolo, presentiamo a tutte le multinazionali che potrebbero
essere interessate a investire da noi un'immagine repellente del nostro Paese.
A i ragazzi del centro sociale "contro Marchionne e contro il precariato" ho chiesto: non vi
accorgete che, tolto Marchionne, vi resta solo il lavoro nei sottoscala controllati dalla camorra? Chi
incita al rifiuto di un investimento come quello della Fiat-Chrysler su Pomigliano, da dove pensa
che possa venire lo sviluppo del Mezzogiorno e la crescita di questo Paese?

sabato 21 gennaio 2012

Assunti con le dimissioni firmate Così ti ricatto i lavoratori

Prima arriva la promessa e poi l'inganno. Prima il contratto a tempo indeterminato e, pochi minuti dopo, la lettera di licenziamento. Si può essere "dimissionati" per decine di pretesti, ma i motivi più frequenti sono la nascita di un figlio, una malattia, l'età, i rapporti con il sindacato. Una prassi illegale che coinvolge in percentuale il 60% delle lavoratrici donne e il 40% dei lavoratori. Non riguarda solo la manodopera operaia, tessile e artigiana, ma si estende anche al personale impiegatizio di piccole e medie aziende.





Accade nei cantieri, nei negozi, nei centri commerciali, nelle botteghe artigiane, nelle imprese. Tra le ricamatrici di abiti da sposa  come tra gli operai delle officine metalmeccaniche. Nelle aziende in crisi ma anche in quelle sane. Dove ci sono 10 dipendenti, ma anche 50. Al Sud e al Nord. Si chiamano "dimissioni in bianco" e  sono una delle piaghe più sommerse e invisibili del mercato del lavoro in Italia, la clausola nascosta del 15% dei contratti a tempo indeterminato, un ricatto che colpisce due milioni di dipendenti, in gran parte donne.

Ricorda Fabrizio B., meccanico specializzato di 34 anni, oggi a contratto in una grande acciaieria umbra: "Con un'unica penna ho firmato la mia assunzione e le mie dimissioni, la speranza e la condanna, sapevo che era un ricatto, sapevo che era illegale, ma avevo due figlie piccole, un mutuo, e il bisogno, disperato, di uno stipendio. Era il 2003: cinque anni dopo, quando mi sono opposto a turni di lavoro disumani, il mio principale dopo mesi di mobbing ha tirato fuori la lettera e ci ha messo la data. Sono stato cacciato, ma in realtà risultavo "dimesso". E dunque senza possibilità di oppormi, di avere né disoccupazione né altro... Ho impiegato anni per riprendermi, il mio matrimonio è fallito, ho rischiato di perdere la casa. E oggi ancora ne porto i segni".

Si annida dappertutto il fenomeno delle dimissioni in bianco,  rappresenta oltre il 10% di tutte le controversie di lavoro dei patronati Acli, il 5% delle vertenze degli uffici Cisl, spunta come una gramigna cattiva da ogni interstizio produttivo,  tra le commesse dei negozi di lusso come tra gli impiegati delle agenzie di servizi, nell'edilizia senza regole che cementifica le nuove periferie, ma anche nelle botteghe artigiane  dell'orgoglio made in Italy.

E nell'80% dei casi resta un reato impunito e taciuto. Ma che cosa è questa prassi illegale che coinvolge in percentuale il 60% delle lavoratrici donne e il 40% dei lavoratori maschi, la manodopera operaia, tessile e artigiana, ma si estende anche e con una percentuale del 25% , al personale impiegatizio di piccole e medie aziende? Come si fa a ricattare così un lavoratore, ma soprattutto una lavoratrice, (le donne spesso vengono "dimissionate" non appena tornano dalla maternità) con una distorsione delle regole tanto evidente che il ministro del Lavoro Fornero, su pressione di  diversi gruppi di donne, ha annunciato a breve un provvedimento per rendere impossibili le dimissioni in bianco?

La promessa e l'inganno "In pratica - spiega Pasquale De Dilectis, direttore provinciale del patronato Acli di Napoli  -  al momento dell'assunzione le aziende fanno firmare al lavoratore un foglio completamente in bianco, o magari una pagina già compilata ma senza una data, in cui il neo dipendente presenta le proprie dimissioni. Questa lettera viene custodita dal titolare che così può decidere, in ogni momento, di mandare via quell'operaio, quella commessa, o magari quell'impiegato, senza doverlo licenziare, e dunque scaricando se stesso da qualunque responsabilità e mettendosi al riparo da cause e contenziosi...". Perché è difficilissimo, una volta firmata una lettera autografa, dimostrare che si è stati costretti a quel gesto, e spesso patronati e sindacati non possono fare altro che "raccogliere" la storia di quell'uomo o quella donna ricattati e beffati da padroni senza scrupoli.

E si può essere "dimissionati" per decine di pretesti, ma i motivi più frequenti sono la nascita di un figlio, una malattia, l'età, i rapporti con il sindacato. O semplicemente, anzi cinicamente, raccontano ancora alle Acli,  "lo scadere dei benefici della legge 407 del 1990, che permette ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato di non pagare per 3 anni i contributi al  neo-dipendente che viene coperto direttamente dall'Inps". Passati quei mille giorni la lettera salta fuori, e il lavoratore diventa carta straccia, avanti il prossimo per poter "rubare" i benefici di legge.

 



giovedì 19 gennaio 2012

Ammortizzatori sociali in deroga, approvate le linee guida 2012


Il tavolo istituzionale di concertazione presieduto dall'assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale Severino Nappi ha approvato le linee guida per l'accesso agli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2012 (cassa integrazione guadagni - mobilità - disoccupazione speciale).
La decisione odierna consentirà, già dalle prossime settimane, di accompagnare lavoratori ed imprese in crisi della Campania nel percorso verso il recupero produttivo.
Accanto alle politiche di sostegno al reddito è stata data ulteriore rilevanza alle politiche attive, incentivando il ricorso ai percorsi di riqualificazione e di formazione dei lavoratori.
In relazione al recente innalzamento dell'età pensionabile disposto dal governo nazionale, si è prevista altresì la possibilità di accompagnamento al trattamento pensionistico per i lavoratori più anziani.
Il tavolo ha affrontato anche le problematiche relative alla gestione delle grandi aree di crisi: l'erogazione dei trattamenti integrativi sarà legata in questo caso alla presenza di accordi, anche territoriali, per il rilancio dell'attività e il ritorno al lavoro.
Confermato infine l'accesso agli ammortizzatori sociali pure per le piccole e piccolissime imprese, in modo da offrire risposte concrete al reale tessuto produttivo della Campania.
Al termine dei lavori, le parti hanno espresso concorde volontà di dar vita ad una proposta unitaria sul tema della riforma degli ammortizzatori sociali, attualmente allo studio del governo nazionale, che tenga conto anche delle specificità della Campania, delle sue imprese e soprattutto dei lavoratori.

Colmi